Ladro di alberi con motosega Condannato a quattro mesi
Il danno, anzi il furto, venne compiuto tre anni fa: dall’appezzamento di terreno di proprietà di due cugine «sparirono» tre alberi. Vennero portati via non per una nuova destinazione, ad esempio per abbellire un giardino o per regalare un po’ d’ombra in un’area soleggiata, ma per farne legna da ardere. Ad agire, con motosega e accetta, è stato un vicino di casa, senza chiedere alcun permesso: lo stesso uomo che il giudice Giovanni De Donato ha condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 110 euro, pari al valore del legname rubato (dieci quintali pronti per alimentare stufa e caminetto). La pena è stata sospesa.
L’imputato, un 39enne della val di Cembra, era accusato di furto aggravato. A metterlo nei guai è stata la vicina, una signora originaria del Trentino Alto Adige ma residente a Verona, che ama trascorrere le vacanze estive nell’abitazione di sua proprietà, in val di Cembra. Nello stesso edificio vive anche l’imputato, non stagionalmente ma tutto l’anno.
La donna ha raccontato ai carabinieri di aver notato il vicino che, senza alcuna autorizzazione, entrava nel terreno di cui è comproprietaria (assieme alla cugina che vive nello stesso stabile), abbatteva le piante, le faceva a pezzi con la motosega e le portava nei pressi di casa. Insomma, era impegnato nelle scorte per l’inverno. Ne era stata testimone perché in quel periodo si trovava in vacanza nella sua abitazione in val di Cembra ed era subito intervenuta vietando all’uomo di tagliare gli alberi. Ma il vicino aveva fatto «orecchie da mercante». «Aspettava di vederci uscire di casa per andare nel bosco e abbattere le piante» ha spiegato la donna ai carabinieri, in fase di querela. Escluso dunque che l’uomo si fosse confuso o non sapesse di chi fosse quel terreno a due passi da casa dove più volte si era recato a far legna in vista della stagione fredda.
Secondo la procura di Trento più che di danneggiamento e di ingresso abusivo nella proprietà altrui (come riportato nella denuncia) si trattava di un vero e proprio furto.
Tre gli alberi mancanti: una pianta di noce, una di pino silvestre e una di abete rosso, per un quantitativo complessivo di ben 10 quintali di legna da ardere. Evidentemente non è stato il valore degli alberi (e della legna) a far partire la querela, dato che si calcola un danno di poco superiore ai 100 euro: la donna, che aveva come prova dell’accaduto anche alcune fotografie, ne ha fatto una questione di principio quando ha capito che i suoi avvertimenti non venivano presi in alcuna considerazione dall’imputato. A tre anni dell’episodio è dunque arrivata la condanna del giudice, nella speranza che nel frattempo i rapporti tra i vicini non si siano ulteriormente incrinati.