Sgominata la banda che rubava trattori
Un capo che decideva chi materialmente doveva commettere i colpi e minacciava i propri sottoposti dicendosi pronto a chiamare il 112 se il «lavoro» non fosse stato svolto secondo determinate regole. Questo uno degli elementi emersi nel corso dell’indagine svolta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Trento coordinati dal pubblico ministero Davide Ognibene che ha portato a 23 ordini di arresto nell’ambito dell’operazione «Vecchia fattoria».
[[{"fid":"1745301","view_mode":"media_original","fields":{"format":"media_original","alignment":""},"link_text":"Operazione Vecchia Fattoria","type":"media","field_deltas":{"2":{"format":"media_original","alignment":""}},"attributes":{"class":"media-element file-media-original","data-delta":"2"}}]]
Sono attualmente 16 le persone arrestate, prevalentemente romeni di etnia Rom, e altre 7 quelle ancora ricercate con l’accusa di aver rubato merce e mezzi agricoli per circa 1 milione di euro. Un’altra persona, anche questa di etnia Rom, è stata arrestata perchè colpita da un’ordinanza della procura di Firenze per furto e altri reati predatori. Nell’organizzazione vi erano anche tre ricettatori, due italiani, ed un egiziano.
Secondo quanto ricostruito, queste persone avevano il compito di preordinare la refurtiva: i membri della banda sentivano prima quali fossero le necessità «di mercato» presso i ricettatori, i quali poi indicavano che cosa era più utile rubare per farci un illecito profitto.
«Qui c’è una struttura operativa di grande spessore criminale. La circostanza che il capo potesse anche minacciare i propri adepti di rivelare la loro presenza ai carabinieri durante la commissione di un furto è sintomatico di una certa cultura della violenza e che queste persone sono pronte a tutto», ha commentato il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, nel corso di una conferenza stampa in procura a Trento.
L’operazione dei carabinieri è scattata la scorsa notte con un blitz che ha visto l’impiego di un centinaio di uomini, unità cinofile ed un elicottero presso la cascina «Belfuggito», che si trova nella campagna di Sant’Angelo Lodigiano. L’organizzazione, che agiva nell’area del lodigiano e del pavese, con frange anche nel vercellese, si sarebbe resa responsabile di furti per un valore complessivo di 1 milione di euro. Nell’arco delle indagini, durate dal novembre 2017 al luglio di quest’anno, sono stati 33 gli episodi criminosi commessi dal sodalizio criminale.
«Abbiamo verificato che questi soggetti si interessavano anche ai furti di chiavi di auto presso concessionarie, a furti di cibarie nei super market o di cosmetici. Poi si sono dilettati con il furto di 230 ventilatori, di forni elettrici, di una macchina sega pavimenti, di antiparassitari agricoli rubati da un Consorzio agrario di Pavia per un valore di 77.000 euro», spiega il capitano Andrea Oxilia, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Trento.
[[{"fid":"1745156","view_mode":"media_original","fields":{"alignment":""},"link_text":"Conferenza stampa Carabinieri di Trento sulla banda dei trattori","type":"media","field_deltas":{"1":{"alignment":""}},"attributes":{"class":"media-element file-media-original","data-delta":"1"}}]]