«Mi diceva brutta negra, negli occhi di quell'uomo ho visto il disprezzo» Agitu Ideo, dopo i domiciliari al vicino
«Ho pianto, ho pianto tanto i mesi scorsi. E ho conosciuto la paura, l’ansia, lo stress. Ciò che mi ha salvato è l’aver denunciato tutto pubblicamente. Quell’uomo (il vicino arrestato lo scorso fine settimana per stalking aggravato dalla discriminazione razziale, ndr) non sapeva di aver a che fare con una leonessa». Agitu Ideo Gudeta è una leonessa, che però è stata ferita. «Mi sono rivolta ad una psicoterapeuta, mi sono sottoposta ad agopuntura per sbloccarmi», confessa.
Allevatrice di origine etiope, 40 anni, Agitu Ideo ha fondato l’azienda agricola «La capra felice», a Frassilongo in val dei Mocheni. Produce formaggio e yogurt di capra. Propone anche creme cosmetiche con latte caprino. Non si è mai fermata e mai si fermerà. «Continuo a lavorare. Non ho avuto neppure il tempo di rispondere alle telefonate ed ai tantissimi messaggi che mi sono arrivati nelle ultime ore. Moltissime persone mi sono state vicine. E non solo persone “di sinistra”: mi hanno chiamato per manifestarmi la loro vicinanza anche leghisti e chi vota per l’estrema destra - evidenzia - Perché io sono amica di tutti».
Ieri pomeriggio si è presa una piccola pausa. Era a Trento, al teatro San Marco, per preparare una degustazione dei suoi formaggi in occasione dell’apertura della stagione del cineforum.
Agitu, ora che il suo vicino è ai domiciliari, è riuscita a tranquillizzarsi?
«Sì, ho tirato un sospiro di sollievo. Quello che per me hanno fatto le forze dell’ordine e la magistratura è un messaggio di speranza. Viviamo in un Paese di diritto, un Paese democratico. Ciò che mi è capitato è fortunatamente un fatto isolato, perché i trentini non sono così, non sono razzisti. Dico che non bisogna avere paura perché abbiamo lo strumento della giustizia dalla nostra parte».
Lei è una donna sola, che vive e lavora in un luogo isolato. Il suo stalker è un uomo, che l’ha pure aggredita fisicamente un paio di volte...
«Una donna sola è un bersaglio facile, ma quest’uomo non ha capito con chi stava giocando: con una leonessa. Pensi che in questi mesi ho provato in tutti i modi ad avere un dialogo con lui attraverso il sindaco e le forze dell’ordine. Sono stati coinvolti anche i genitori ed i servizi sociali, ma non c’è stato verso. Il suo atteggiamento nei miei confronti non è stato solo per difendere il territorio: si è trattato anche di razzismo».
Atti persecutori con l’aggravante della finalità della discriminazione razziale: questa è la contestazione mossa dalla procura di Trento all’uomo. Pare che il suo vicino fosse infastidito dal via vai di gente nell’azienda che lei gestisce a Frassilongo.
«Sono una donna che viene da fuori e può capitare che persone non intelligenti non capiscano il valore aggiunto della mia presenza in valle dei Mocheni. Noi abbiamo recuperato i pascoli abbandonati facendo una bella pulizia, creiamo con la nostra attività un indotto per un turismo sostenibile. Chi compera da me il formaggio, poi si ferma a dormire nella zona, mangia nei locali vicini. La maggior parte delle persone riconosce il valore della mia attività. E poi c’è chi non lo capisce. Io, donna sola, ho fatto molto e questo può dare fastidio. Ma io ho visto negli occhi di quell’uomo il disprezzo. Sono diventata la sua ossessione. Quando uno dice in faccia “brutta negra devi andare via di qua”, arrivano i momenti di sconforto».
Agitu, lei ha confessato di aver passato momenti bui.
«All’inizio mi ero molto indurita e non riuscivo a piangere. Poi mi sono affidata ad una psicoterapeuta. Ho cercato di sbloccarmi e di utilizzare tutti gli strumenti che avevo. Non volevo che il progetto de “La capra felice” si macchiasse di questa cosa, perché la mia azienda deve rimanere un’ispirazione di gioia, deve essere un sogno per il bene comune. Ma ad un certo punto ho avuto paura di impazzire, e ho reagito. Accanto a me ho sempre avuto tanti amici. Ho raccontato tutto alle forze dell’ordine, ma ciò che mi ha aiutato è stato denunciare pubblicamente quanto mi stava accadendo. Quell’uomo doveva venire isolato, affinché si rendesse conto di ciò che stava facendo. Mi sono arrivati tantissimi messaggi di affetto».
Alle donne vittime di stalking lei cosa consiglia di fare?
«Bisogna denunciare e non avere paura, non sentirsi colpevoli. Bisogna denunciare per avere protezione, parlare con le persone care. Una donna può essere un bersaglio facile. Ma una donna deve avere la libertà anche di essere non accompagnata, di non avere un uomo accanto, di svolgere qualsiasi attività, di stare sola e essere rispettata come tale. Posso essere una donna nera, una donna pastora che viene da fuori, ma il rispetto non deve mancare, perché è la base della nostra società civile. E se manca questo siamo falliti».
Le ferite si stanno rimarginando: la leonessa è pronta a ripartire.