Attesa di 10 ore in pronto soccorso per un'anziana di 94 anni
Lo denuncia il figlio che l'ha accompagnata al S.Chiara di Trento
«Mia mamma, di 94 anni, è entrata al Pronto Soccorso del S. Chiara con l’ambulanza poco prima delle 6 di ieri mattina (martedì per chi legge, ndr) ed è stata visita dal medico dopo 10 ore. Non contesto la professionalità dei medici, ma i tempi d’attesa che per una persona anziana ritengo siano eccessivi». A denunciare l’episodio è V.S., figlio della donna residente in città.
Vanno subito precisati due aspetti fondamentali. Il primo è che all’anziana era stato assegnato un codice verde, quindi il personale del Triage che ha effettuato l’accettazione non ha ravvisato alcun tipo di urgenza. Secondo aspetto è che martedì per il Pronto soccorso di Trento è stata una giornata di superlavoro per le molte urgenze che quindi avevano la priorità. A questo va aggiunto il problema della carenza di organico alla quale da settimane il personale cerca di far fronte e che l’Azienda conta di risolvere con un concorso appena indetto.
Tornando al caso in questione il figlio dell’anziana spiega che la mamma è affetta da una malattia cronica, il morbo di Horton, una malattia autoimmune che provoca forti dolori. L’altra notte la donna ha chiamato il figlio nel cuore della notte, questi gli ha somministrato un antidolorifico ma la donna sembrava non riuscire a calmarsi. Così verso le 5 il figlio ha chiamato il 118 e la donna è stata portata in ospedale. «Aveva la pressione sopra i 200 e le è stato assegnato un codice verde». Codice, che si legge anche nel sito dell’Apss «viene assegnato quando l’utente presenta situazioni meritevoli di controllo ma le condizioni del quale non sono critiche nè acute».
Martedì le urgenze erano parecchie e nessuna corsia preferenziale viene garantita ai soggetti più deboli come possono essere appunto gli ultranovantenni. «Mia mamma ha trascorso la giornata prima su una sedia e poi su un lettino in una saletta fino a quando, dopo le 17, l’hanno chiamata per essere visita. È stata dimessa in serata con una diagnosi di scompenso cardiaco e una terapia prescritta da una dottoressa gentilissima che ha fatto il suo dovere. Il problema è l’organizzazione. Non ci possono pochi medici per fare fronte ad un così alto afflusso di persone». Abbiamo girato una serie di domande sul caso all’Azienda sanitaria ma ieri, forse per l’enorme lavoro che continua ad esserci in Pronto soccorso, non sono arrivate risposte.