Addio Giovanna Menegari insegnò danza ai trentini
«Ognuno di noi ha una missione. Una missione che ci porta a dare e comunicare amore. C'è chi lo fa mettendo al mondo un figlio e chi, come me, dedicandosi anima e corpo alla danza, uno strumento capace di grandi cose». Coì parlava Giovanna Menegari alla vigilia del saggio natalizio di alcuni anni fa. E non ci sono altre frasi che possano meglio descrivere chi era lei e quale fosse il suo rapporto con il ballo classico. Giovanna Menegari, ballerina e coreografa, è morta ieri. Aveva 71 anni, era originaria di Merano e insegnava danza da oltre mezzo secolo. Era il 1966 quando decise di aprire a Trento una scuola di danza, la prima (arrivando ad inaugurarne altre 15 nella nostra provincia, con la sede principale in via Perini a Trento). «Allora la città era grigia, la danza non esisteva e alcune mamme della Trento bene portavano le loro bimbe e mi dicevano "Non dica in giro che mia figlia balla". Poi nel giro di qualche anno, la scuola ha preso piede e in questi cinquant'anni ho visto passare centinaia, anzi migliaia di ragazzine e ragazzini» raccontava. Decise di dedicarsi all'insegnamento dopo un terribile incidente stradale che le bloccò la carriera. Non ebbe mai rimpianti, dopo tanti anni di studio e perfezionamento della danza all'Accademia di Vienna e in Russia. Anzi, visse quel delicato momento con fede: «Penso che quell'incidente facesse parte di un disegno divino».
Educata dalla famiglia alla danza ed alla musica, capì di amare il ballo classico quando indossò per la prima volta il tutù: «Ero piccola, mi sembrava di essere nel cielo, di essere una nuvoletta» ricordava. E il tutù e le scarpette rosa da punta divennero il sogno di generazioni di bambine e, negli ultimi anni, anche di talentuosi ragazzini.
«A volte sono brontolona - diceva di sé - ma solo perché amo i miei allievi e voglio che dalla danza imparino a vivere». Insegnava il ballo classico e con esso il rigore, la fatica di tante ore di lavoro alla sbarra, il sacrificio, il rispetto delle regole e di se stessi. Perché bisogna voler bene al proprio corpo per danzare, per avere i risultati. E poi trasmetteva l'entusiasmo e la passione per la bellezza delle forme. «Per imparare a camminare bene, a correggere certi difetti dei piedi o di postura, la scuola di danza è una ginnastica correttiva insuperabile» spiegava. Era un'insegnante infaticabile, entusiasta: «Ogni volta che metto piede nella scuola è come se fosse il primo giorno, ogni saggio come se fosse il primo».
Nel giugno scorso nella Lobby del Muse il tradizionale spettacolo di fine anno ha avuto il clou con una sua creazione, «Biancaneve e i sette nani», che ha visto l'impegno di tutti i suoi allievi della scuola nel racconto coreografico della storia narrata dai fratelli Grimm. Ieri il sipario si è chiuso. Il funerale di Giovanna Menegari verrà celebrato domani alle 15 in Duomo. Riposerà nel cimitero di Marmirolo, in provincia di Mantova.