Pedofilia, frodi, ricatti: le insidie di internet Il bilancio della polizia postale trentina
Il pericolo corre in rete. Magari ha il viso rassicurante di un nuovo amico virtuale, sotto il quale si nasconde un orco o il nome di un potenziale acquirente, che poi si rivela un truffatore. Altre volte è un fantasma, che si annida nella casella di posta elettronica e nel server di un azienda producendo finte email e fatture di pagamento o attacca un sito internet rubandone i dati.
Se è vero che la tecnologia fa ormai parte del nostro Dna quotidiano e spesso migliora la vita - annulla le distanza, garantisce servizi ed è una componente imprescindibile dell'economia - è altrettanto chiaro che nasconde inside e criminali informatici.
E basta dare uno sguardo ai dati dell'attività condotta nel 2018 dalla Polizia postale e delle comunicazioni del Trenitno Alto Adige, in prima fila nella lotta al cybercrimine, per capire che non si può abbassare la guardia.
Pedopornografia on line
È uno dei buchi neri della rete: la pedopornografia on line. I dati restano allarmanti. Nel 2018 sono state 38 le indagini condotte, che hanno portato alla denuncia di 20 persone e all'arresto di un trentino. Un impiegato che, già nell'aprile 2017, era finito in manette per abusi su una tredicenne e che, nel marzo scorso, era stato nuovamente arrestato. Le indagini condotte dalla Polizia postale, che controlla la rete anche per contrastare l'adescamento on line, avevano permesso di scoprire che la sua «caccia» ai ragazzini non era terminata. L'accusa per lui era di produzione e cessione di materiale pedopornografico e di atti sessuali con minore: avrebbe indotto un ragazzino a spogliarsi davanti ad una webcam. Sono state inoltre condotte 13 perquisizioni. Da segnalare anche che, proprio grazie alla costante attività di monitoraggio della rete per individuare spazi virtuali che offrono materiale prodotto con lo sfruttamento sessuale di minori, è stato possibile inserire nella «black list» 49 siti.
Siti internet sotto attacco
Si ampliano i fronti di controllo - e dunque di prevenzione - della polizia postale, che ha istituito anche un Nucleo operativo di sicurezza cybernetica. Un'attività che ha portato ad una stretta su un fenomeno decisamente preoccupante, quello degli attacchi informatici. Nove sono stati gli episodi che hanno compromesso siti web sia di amministrazioni pubbliche che di aziende private e del mondo della cooperazione. In un caso gli hacker hanno sostituito la home page con un comunicato di rivendicazione, mentre negli altri hanno creato un sito fake, rubando così i dati all'utente che, invece, credeva di trovarsi sulla piattaforma originale. Per contrastare questo fenomeno, che fa spesso leva sul mancato aggiornamento dei sistemi e dei software utilizzati, sono state definite alcune convenzioni con enti privati e pubblici che trattano dati sensibili (Trentino Digitale, Fondazione Bruno Kessler, Autostrada A22,Federazione Trentina della Cooperazione ed Informatica Alto Adige). Una rete che ha permesso di condividere centinaia di minacce cyber: nell'anno trascorso sono state 1.300 le segnalazioni inoltrate agli enti convenzionati.
I «pirati» contro le aziende
I crimini informatici sono in continua evoluzione e, pertanto, anche la «caccia» agli hacker richiede tecniche di indagine sempre più evolute. Basti pensare ai danni economici subite dalle aziende a causa di mail o fatture contraffatte, con le quali i pirati informatici si sostituiscono agli uffici preposti nelle richieste di pagamento. Gli attacchi per mettere a segno le cosiddette «Bec fraud» (Business email compromised) avvengono guadagnando l'accesso ad un account email aziendale e poi sostituendosi al titolare della casella nel chiedere somme ingenti su iban estero. Nel caso della «Ceo ( Chief executive officier) freud», invece, i criminali si sostituiscono a figure apicali dell'azienda inviando false mail agli addetti alla contabilità con richieste di pagamenti. Nel 2018 sono stati nove i casi denunciati (sei in Trentino). In quattro casi le frodi sono andate a buon fine, causando ammanchi per 300 mila euro (160 mila euro circa ai danni di ditte trentine).
La lotta al cyberterrorismo
La lotta al terrorismo di matrice jihadista passa anche attraverso la rete. Spazio di propaganda, spesso usato dall'Isis nella strategia del terrore, ma anche di reclutamento. È questo uno dei fronti che vede impegnata la Polizia postale di Trento. Un'attività mirata soprattutto alla prevenzione, svolta anche in sinergia con le Digos locali, per individuare possibili soggetti sospetti o che danno segnali di radicalizzazione.
LE STORIE
I social network consentono a milioni di persone di rimanere connesse. Ma le amicizie nate in rete possono essere insidiose, perché in fondo, dietro l'anonimato dello schermo, ciascuno può fingere di essere chiunque - dal «principe azzurro» al coetaneo di un ragazzino - salvo poi rivelare la sua vera natura.
Lo sa bene la giovane trentina che, dopo avere condiviso foto osè e confessioni intime, si è trovata sotto ricatto. Ma dopo la violenza la vittima ha trovato il coraggio di denunciare. C'è anche questa vicenda tra quelle finite sul tavolo della polizia postale. Una storia che rivela in modo drammatico i pericoli del web. Lei aveva conosciuto questo ragazzo, che viveva fuori regione, sui social. Entrambi poco più che maggiorenni, avevano iniziato a chattare. Discorsi anche molto personali, come quelli che riguardavano le preferenze sessuali. Poi lo scambio di qualche foto osè e, infine, la decisione di conoscersi di persona. Ma quando si sono trovati a tu per tu, quel giovane che forse le era sembrato gentile e affascinante, si sarebbe rivelato senza scrupoli. Dietro la minaccia di diffondere i contenuti delle loro confidenze, infatti, avrebbe ottenuto dalla vittima prestazioni di natura sessuale. Dopo avere ceduto a quel ricatto, la giovane - di fronte alle nuove richieste - ha trovato il coraggio di sporgere denuncia. Per l'uomo così è scattata anche la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima.
Ma tra tante vicende dolorose e buie, va segnalata anche un'attività che si è conclusa in modo positivo. La Polizia postale di Trento, partendo dalla segnalazione giunta per posta elettronica, in cui si diceva che una ragazza, su un profilo «fake», falso, diceva di togliersi la vita, si sono subiti attivati. Proprio l'intervento immediato degli agenti ha permesso di individuare la ragazza, purtroppo decisa a mettere in atto il tragico proposito (nello zaino aveva delle lettere di addio) ed evitare il peggio.
Costante, anche nel 2018, l'impegno della polizia postale per contrastare il cyberbullismo, con campagne di sensibilizzazione e prevenzione, e diffondere una cultura della legalità. Nel 2018 la polizia postale ha tenuto circa 180 incontri nelle scuole, ha incontrato circa 15.000 studenti e 1.500 rappresentanti del corpo docente. I genitori presenti sono stati 2.300.