Trento, rivolta degli universitari per la chiusura della Scaletta
L’ordinanza di chiusura dell’Osteria alla Scaletta di Trento non piace ai giovani universitari: non solo li priva di uno dei pochi locali disponibili in centro, ma soprattutto è stata presa senza che mai l’amministrazione comunale ed il sindaco Andreatta abbia chiesto loro un parere. Ci sono a Trento quasi 20 mila studenti, ma la città non li considera, se non «per vederli come manna dal cielo quando affittano una stanza per 300 euro al mese». E senza avere alcuna politica o direttiva sulla loro «ingombrante» presenza notturna.
Su Facebook, l’analisi è ben spiegata dai rappresentanti delle liste UNITiN e UDU. Che hanno molte cose da dire.
Per UNITiN, parla il coordinatore Luca Bocchio: «Da sempre crediamo che la vita universitaria non si limiti ai confini dello studio, ma che ne vada fortemente valorizzata anche la dimensione sociale. Comprendiamo chi dice che non è sostenibile una situazione in cui tanti universitari (e non) fanno schiamazzi fino a ore tarde: riteniamo d’altro canto insostenibile una visione della città in cui, invece di favorire una socialità più diffusa si usano misure coercitive, come la chiusura imposta al celebre locale alle 22,30. Ora, tra l’altro, in cui gli studenti presumibilmente finiscono di studiare ed escono per trovarsi con gli amici. Non dimentichiamoci che ad oggi la Scaletta è uno dei pochissimi, se non l’unico, locale economico dove ci si può trovare la sera a prendere una birra (o, in alternativa, uno champagnone)». <+corsivo>(Lo champagnone è un drink inventato dalla Scaletta, dagli ingredienti alcolici segreti, molto economico ed in voga fra gli studenti, ndr).
<+testo>Continua Boccia: «Sottolineiamo come questi provvedimenti sono stati presi lo scorso anno nel periodo natalizio, e quest’anno in seguito a una serie di segnalazioni che ha avuto risonanza mediatica. Ci si guardi bene, però, dal dire che siamo a favore del degrado: saremmo felici di vedere un’ordinanza con cui si contengano gli schiamazzi, a patto che di pari passo si porti avanti l’idea di una città che non rimanga deserta dopo l’ora di cena».
Inoltre «Vorremmo puntualizzare che l’organo preposto al dialogo tra il Comune, gli studenti universitari e medi (Consulta Comunale) non è stato minimamente interpellato prima di prendere decisioni di questo taglio: noi invece siamo pronti a portare la questione sugli appositi tavoli di discussione con il Comune di Trento per trovare, insieme, una soluzione condivisa».
Sulla stessa linea anche Anche Sofia Giunta, di Udu Trento: «Con un’ordinanza, si cerca di sanare una situazione che dai residenti è definita come “insostenibile” e che è tale da molto tempo. Nel 2017, la stessa storia. Al di là delle considerazioni che possono essere fatte sulla Scaletta come luogo aggregativo, riteniamo giusto rivolgere al Sindaco Alessandro Andreatta e alla cittadinanza trentina una domanda: è giusto esigere una città ordinata e silenziosa, ed insistere su tale posizione, se come controparte non viene dato il giusto peso necessario al protrarsi di un problema che ha radici molto più profonde, ovvero quello della vivibilità della città di Trento la sera? Si può pensare di risolvere la convivenza tra studenti universitari (di cui la gran parte fuorisede) e residenti con provvedimenti spot? La nostra risposta è no. Ci sono stati nel tempo esempi virtuosi che hanno reso più viva la città, intensificando i rapporti tra le più diverse componenti: noi stessi - continua Udu - come associazione cerchiamo di farci promotori di tale convivenza pacifica e dialogica, per rendere Trento davvero a misura di studente, intercettando i bisogni della comunità che rappresentiamo. Ma i festival, i concorsi musicali, i cineforum, gli aperitivi, i grandi eventi anche socialmente rilevanti come il Dolomiti Pride e il 25 Aprile non bastano: serve un’idea diversa di città, di cui gli studenti siano protagonisti e non solo timidi e passivi spettatori, servono locali aperti la sera, punti di ritrovo diffusi in maniera capillare e grandi momenti di cultura per tutti, nel rispetto dell’altro e delle regole, ma con una flessibilità che anche nella loro stesura tenga conto di tutti i suoi residenti, non solo di alcuni, soprattutto per evitare che le stesse strade, poi, rimangano vuote». Quindi, dicono gli studenti, «Auspichiamo che da questo momento in poi si cominci a fare un ragionamento complessivo, con un’interlocuzione e un lavoro approfondito su questi temi. Noi faremo la nostra parte e ci confronteremo con chi di competenza: serve un processo partecipativo, per rendere tutti assieme Trento la città che vogliamo».