Reddito di cittadinanza: i numeri del Trentino
Si stima che siano circa 9.100 le famiglie che, sulla base dei dati Isee disponibili, potranno accedere al reddito di cittadinanza. Assegno per il quale la richiesta potrà essere effettuata nella prima settimana di marzo (il 6 è la data fissata dal governo, come scriviamo nelle pagine di attualità). Ma le cifre potrebbero essere più elevate, visto che a livello nazionale si prevede che ci siano 1,2 milioni di nuclei familiari interessati per circa 2,4 milioni di persone cui dovrebbe andare l’assegno.
Se fosse confermata la stima anche per il Trentino ci potrebbe essere un numero di individui beneficiati dal reddito di cittadinanza attorno alle 12-14.000 persone almeno. Per ora si tratta di cifre tutte sulla carta che andranno poi confermate nella realtà. Tanti sono ancora i dubbi e i problemi aperti, che dovranno sciogliersi su due fronti. Il primo: il dibattito parlamentare per la conversione in legge del decreto avviato al Senato. Il secondo: le scelte della giunta su una revisione dell’ex reddito di garanzia.
Ai sindacati e ai patronati c’è attesa per due motivi. Da un lato, come spiega Marco Colombo del Patronato Cgil del Trentino, c’è un forte aumento di richieste per calcolare l’Isee, visto che, per ora, è questo il documento necessario per poter accedere al futuro reddito di cittadinanza. E anche dalle Acli spiegano che le domande per il calcolo dell’Isee sono cresciute.
Dall’altro, come chiarisce ad esempio Walter Alotti della Uil, c’è incertezza su come verrà coordinata la misura a livello provinciale rispetto all’ex reddito di garanzia, oggi denominato quota «A» dell’assegno unico provinciale. «Aspettiamo che la Provincia ci comunichi come verrà gestito a livello provinciale il reddito di cittadinanza - sottolinea Alotti - perché, per quanto ne sappiamo noi, non c’è chiarezza su cosa verrà richiesto se l’Isee o l’Icef». E l’altro aspetto che mette in evidenza Alotti riguarda come si intrecceranno gli strumenti di aiuto nazionali con quelli dell’assegno unico provinciale. Alotti critica, ad esempio, la decisione della giunta provinciale di inserire lo stesso requisito nazionale (i 10 anni di residenza, di cui gli ultimi 2 consecutivi): «In questo modo si escluderanno trentini giovani che hanno vissuto all’estero per qualche tempo. E non ci sarà l’effetto di ridurre l’accesso degli stranieri, anche perché non passerà al vaglio della Corte Costituzionale».
La responsabile del centro di assistenza fiscale delle Acli, Morena Facchini non vuole e non può dare certezze, anche perché per capire quali saranno le regole del nuovo reddito di cittadinanza occorre aspettare ancora la decisione del Parlamento e quella della Provincia in materia: «Per ora il reddito di cittadinanza in Trentino è come il Rei. E quindi riteniamo che anche in provincia si chiederà con l‘Isee». Proprio per questo il consiglio che arriva da Facchini è quello di «portarsi avanti e farsi calcolare l’Isee. Anche perché secondo noi anche qui i trentini, come nel resto d’Italia, dovranno presentare l’Isee per poter accedere al beneficio».
Quello che ancora non si sa è come verrà messo in rapporto con il beneficio dell’assegno unico che una volta era il reddito di garanzia.
Con il Rei, per ora, la cosa che accadeva era che chi faceva richiesta per entrambi e aveva diritto al Rei, otteneva l’assegno dall’Inps. Poi, se l’entità del reddito di inclusione nazionale era inferiore a quella del reddito di garanzia al quale aveva diritto, la Provincia integrava la cifra. Adesso, sulla base di quanto deciderà Roma sul reddito di cittadinanza (l’idea della Provincia è quella di armonizzare i due sistemi, ovvero di dare alla giunta la gestione di entrambi e delle relative risorse), si capirà se i due aiuti saranno complementari o uno sostitutivo dell’altro.