Una nuova casa per le profughe nigeriane Non si ferma il progetto di accoglienza diffusa A Lavarone restano le 8 che hanno trovato lavoro
«Nessuna delle rifugiate nigeriane ospitate a Lavarone dalla fine del 2016 sarà trasferita in una grande struttura». Le parole del direttore di Cinformi, Pierluigi La Spada, vogliono rassicurare quanti temono che l’esperienza di integrazione partita nel 2016 venga cancellata assieme ai buoni rapporti intrecciati tra le persone dell’altopiano e le donne in fuga dal loro Paese d’origine.
Erano 24 la donne ospitate originariamente nella struttura delle suore Elisabettine. Il numero è poi sceso a 23 per la decisione di una del gruppo di abbandonare il progetto e sta progressivamente calando in questi giorni fino alla chiusura definitiva dell’edificio. Ieri le ospiti erano 15; le otto «mancanti» sono state trasferite o sono in via di trasferimento. Sono destinate a strutture di accoglienza a Trento quattro donne, mentre due andranno a Levico e due a Rovereto.
«È previsto che a Lavarone rimangano otto donne. Nei prossimi giorni altre sette verranno ospitate in strutture fra Trento e Rovereto - prosegue La Spada - Non si parla di grandi centri di accoglienza, ma di appartamenti in cui sono già presenti altri ospiti».
Dal direttore di Cinformi arriva dunque l’indiretta conferma di una continuazione del progetto di accoglienza diffusa, come stabilito dal confronto della settimana scorsa con i rappresentanti dell’Arcidiocesi di Trento e del Centro Astalli, con il contestuale via libera della Provincia a proseguire l’accoglienza in strutture di proprietà di congregazioni religiose a Trento e a Rovereto e sul territorio, in affiancamento ai centri di prima accoglienza.
Al Villaggio del Fanciullo Sos nelle ultime ore sono arrivate due donne, di cui una in stato di gravidanza, entrambe provenienti da Lavarone. A disposizione ci sono altri quattro posti: se due sono riservati a mamme in difficoltà con i loro bimbi, gli altri due potrebbero essere occupati nei prossimi giorni da ex ospiti di Lavarone. «È dal 2016 che con Cinformi portiamo avanti un programma di accoglienza di donne straniere con bambini o in gravidanza - spiega Giovanni Odorizzi, direttore del Villaggio Sos - È un’esperienza coerente con la mission del Villaggio, nato per sostenere mamme e bimbi in difficoltà. Come consiglio di amministrazione del Villaggio, rispetto a questa politica di accoglienza, rimaniamo aperti ad ospitare queste donne. Non ci giriamo dall’altra parte, ma guardiamo ad un futuro di integrazione».
Sull’altopiano di Lavarone, dunque, rimarranno otto donne che in zona hanno trovato un lavoro. Per loro si aprono le porte della canonica della frazione Cappella. Nei giorni scorsi il sindaco di Lavarone Isacco Corradi aveva mostrato amarezza per la decisione della giunta provinciale di chiudere la struttura di accoglienza ed evidenziato una forte preoccupazione: «Le giovani non hanno ancora completato il loro iter burocratico - aveva detto - e quindi, anche se ci fossero volontari pronti ad accoglierle, non possono essere ospitate in case private. L’unica strada è quella del trasferimento nei previsti centri operativi».
Ma non saranno i grandi centri di accoglienza la futura casa delle nigeriane costrette a lasciare Lavarone: salvo cambi di programma dettati da emergenze dell’ultimo minuto, saranno collocate in appartamenti e potranno proseguire il percorso di integrazione che va di pari passo con l’iter che consentirà loro di potersi costruire un futuro in autonomia.