Trento: i rumeni sfollati martedì sono accampati poco lontano: il problema è solo spostato
Il problema è solo spostato
Lo sgombero degli accampamenti di persone zingare di origine rumena avvenuto martedì a Roncafort sta avendo il seguito che alcuni abitanti della zona temevano: «Non sono passate che poche ore dall’intervento, e già diversi di quei senza tetto (almeno cinque persone con due cani al seguito, ndr) si sono reinstallati poco dopo l’idrovora sul fiume Adige, nella boscaglia fra la tangenziale e l’Interporto».
La zona si trova circa un chilometro più ad ovest rispetto all’accampamento precedente. Le persone sarebbero state aiutate, durante le operazioni di rimozione delle baracche, da una ditta che ha trasportato con un camion i loro pochi averi (vestiti ma anche mobiletti e materassi) nei pressi della strada dove ora il nucleo starebbe ricostruendo delle nuove casette fra alberi e cespugli.
«Confermo la cosa» dice Pacifico Mottes, vicepresidente della Circoscrizione e forse l’unica persona a Roncafort attiva nel cercare di far rispettare le regole del vivere civile al ristretto gruppo «sono seminascosti nella boscaglia e già ieri sono stati visti più volte fare la spola fra il nuovo accampamento e il quartiere. Tendenzialmente sono persone tranquille, persino collaborative se gli viene chiesto di fare qualcosa, ma certo la nuova situazione non è tollerabile dal punto di vista igienico e sanitario, al pari di quella precedente».
«Si portano i materiali per costruire le casette con dei carrelli dei supermercati» dice un residente della stradina che conduce alla ciclabile. Quelle persone, di origine rumena, vivono a Trento da anni, nascoste nelle aree più periferiche e degradate, in condizioni igieniche devastanti: prima alla Sloi, poi al sovrappasso di Roncafort. Persone che vivono di carità spostandosi durante il giorno fra Rovereto, Trento e Bolzano.