Gara di solidarietà per il piccolo Mattia Le difficoltà dopo una polmonite nel 2014 Mamma e papà hanno lasciato il lavoro
È una storia che racchiude tante storie: prima di tutto c'è Mattia, la sua malattia rara, i macchinari che lo aiutano a respirare, i mesi trascorsi in terapia intensiva, tra Padova, Trento e Rovereto. Poi ci sono mamma e papà: Barbara Sartori e Dimitri Merzi, che da anni lottano insieme al loro bambino, senza arretrare di un centimetro, continuando a sperare e combattere. E c'è Alessandro, il fratello grande, che, dice la mamma, «negli ultimi anni è dovuto diventare uomo praticamente da solo e grazie al suo coraggio e a delle compagnie sane di amici si è fatto le superiori con me e il papà spesso lontani». Ancora: ci sono amici e parenti, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, sia spirituale sia concreto. Poi, e questo è l'aspetto più bello e inaspettato c'è la comunità trentina: decine e decine di persone che Mattia non l'hanno mai visto ma che hanno voluto essere vicini a Barbara e Dimitri con un messaggio o con un piccolo versamento.
«Veramente non ce l'aspettavamo: è nata una rete di solidarietà spontanea e commovente, tantissimi che non conosco nemmeno hanno contributo a darci un sostegno. Non pensavo e devo ringraziarli tutti».
A parlare è la mamma, Barbara Sartori. Una autentica guerriera di Pergine, una donna coraggiosa e sensibile: e se Mattia è un piccolo eroe sappiamo da chi ha preso.
«Io mi sentivo in colpa a chiedere qualcosa agli altri, non volevo nulla perché credo ci sia chi è messo peggio di me e di noi, chi soffre di più ed è stato più sfortunato. Ma Deborah e Paola, due amiche, hanno aperto una pagina Facebook e iniziato una raccolta fondi per darci una mano, visto che io e mio marito non lavoriamo ormai da molti mesi per accudire Mattia, e invece le bollette arrivano regolari. In pochi giorni tanti, tantissimi hanno condiviso la nostra storia e ci hanno dato una spinta prima di tutto morale, e poi anche economica».
Mattia fino al 2014 è un bambino come tanti altri, che va a scuola, gioca, cresce e si diverte. Poi arrivano una polmonite e alcune difficoltà respiratorie: va al Santa Chiara e poi a Padova in terapia intensiva.
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Siamo usciti dall'ospedale che stava bene. Ma a febbraio 2015 ha avuto nuovamente dei problemi e siamo tornati ancora in terapia intensiva. Per spiegarla in termini semplici la parte del cervello che regola deglutizione e respirazione è andata in tilt. Abbiamo imparato a gestire le apposite macchinette e tutto pareva essersi messo a posto: è tornato a casa e a scuola, ha finito le medie. A dicembre dell'anno scorso abbiamo fatto altre visite, poi a febbraio altri problemi. E ancora in ospedale. Le ultime settimane sono state veramente brutte, pensavamo di perderlo. Ma lui si è dimostrato un piccolo eroe, un vero guerriero. Mattia ha una malattia rara, non si sa bene cosa sia e come curarla. Oggi non è più quello di prima, ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, non cammina e non parla. Le infermiere e i medici, sia a Padova sia a Rovereto sia a Trento sono stati fantastici, ma io e Dimitri dobbiamo essere sempre con lui perché negli ospedali le infermiere in ogni turno sono poche e devono pensare anche agli altri malati».
Così lei è costretta a lasciare il lavoro mentre lui, grazie all'aiuto dai suoi titolari del Music Center, anche loro con un cuore grande così, va in aspettativa, visto che la moglie aveva già usufruito del periodo di congedo straordinario. Come accennato una svolta, al termine di un periodo buio, arriva grazie all'Azienda Sanitaria e grazie a Facebook.
«Oggi (ieri per chi legge ndr) abbiamo trascorso la prima giornata intera a Casa Serena: siamo arrivati qui grazie all'aiuto dell'Azienda Sanitaria e abbiamo trovato un'isola felice, con tante persone premurose che stanno aiutando il mio Mattia. Ora rivediamo un po' di luce e abbiamo alcuni obiettivi concreti: il primo step sarà farlo tornare a camminare e poi, piano piano, staccare il ventilatore al quale è attaccato. Contemporaneamente c'è stata questa gara di solidarietà partita su Facebook».
Nella pagina "Un aiuto per Mattia" viene raccontata la storia e si chiede a chi vuole di sostenere la famiglia condividendo i post e, per chi vuole e può, dando un piccolo contributo economico sul conto corrente intestato a "Un aiuto per Mattia", IBAN IT68W0830401800000004384222.
Perché, si chiude il post, dopo il verbo "amare" il verbo "aiutare" è il più bello del mondo. E un aiuto a un piccolo guerriero come Mattia e a due genitori fantastici come Barbara e Dimitri lo si dà volentieri.