Sabato scade il contratto «Il Comune trovi casa al Bruno»
Siamo a meno quattro. Scade sabato 8 giugno il contratto con cui Patrimonio del Trentino, società pubblica proprietaria dell’immobile e dell’area ex Italcementi, aveva concesso all’associazione Commons in comodato gratuito tre piani dell’edificio in Lung’Adige San Nicolò. Commons è in sostanza il collettivo che gestisce il Centro sociale Bruno, che dopo gli anni delle occupazioni abusive dal settembre del 2013 ha trovato in quel vecchio condominio di Piedicastello una sistemazione “legale”.
Ma tra pochi giorni Bruno rischia di perdere la sua tana; la comunicazione della disdetta del contratto di comodato era stata inviata un anno fa da Patrimonio nell’ottica di avviare lo sviluppo dell’area con un progetto complessivo riguardante la Destra Adige che prevede l’abbattimento di quell’edificio. Il progetto non è ancora partito, ma il Piano guida è quasi pronto e oggi la società conferma la disdetta del comodato: «Ci siamo confrontati con la Provincia - spiega il presidente di Patrimonio, Mario Agostini - che ritiene non sia opportuno un rinnovo del contratto. Questo non significa che sabato saremo lì con le ruspe per far sgomberare l’edificio; credo che da oggi all’inizio dei lavori ci sia però il tempo per trovare una soluzione alternativa e credo che, trattandosi di un’associazione che fa attività culturale, dovrebbe essere il Comune ad occuparsene».
Che la questione debba essere presa in carico da palazzo Thun lo pensa anche Renata Attolini, segretaria provinciale di Sinistra Italiana, che un paio di mesi fa in occasione dell’affollata assemblea tenuta al Bruno sullo sfratto aveva promesso il suo interessamento nei confronti del sindaco Alessandro Andreatta. Più che la ricerca di una nuova sede Attolini, convinta che i progetti di riqualificazione dell’ex Italcementi e dintorni siano in alto mare, vorrebbe proporre al Comune l’acquisto della particella dove sorge il Centro sociale per concedere all’associazione Commons il diritto di superficie o l’affitto alla cifra simbolica di un euro al mese.
«Dovrebbe farlo - spiega in una lettera aperta - perché il Centro Sociale Bruno è impegnato in una serie innumerevole di attività umanitarie, dai corsi di lingua italiana all’orto solidale; perché ospita laboratori di estremo interesse come l’officina delle biciclette (per citarne solo una), perché organizza eventi culturali di rilevo e di grande richiamo, perché è diventato negli anni una presenza rassicurante per qualsiasi persona di sinistra, di qualsiasi età, in quanto presidio per la solidarietà e la difesa dei diritti sociali e civili; perché il Centro Sociale Bruno ha operato un’operazione di restauro e riqualificazione di un edificio e delle sue pertinenze, ridando dignità e assegnando una funzione sociale importante e significativa ad una zona totalmente abbandonata e degradata».
Attolini dice di aver scritto ad Andreatta un mese fa per chiedergli un incontro. «Gli avremmo chiesto anche - aggiunge - che considerasse, nel Prg per la città di Trento, l’ipotesi di fare di Bruno il centro di un’area destinata a studenti medi e universitari, a giovani e meno giovani, e dedicata ad usi sociali analoghi a quelli messi in campo dal Centro Sociale, anche gestiti da soggetti diversi». Il sindaco però non ha ancora trovato il tempo di incontrarla: «Anche lunedì mattina mi è stato detto che siamo in lista d’attesa».