Cercasi autisti disperatamente Aiuti a chi frequenta i corsi
Cercasi disperatamente conducenti di autobus e di pullman.
Nei prossimi 10 anni a Trentino Trasporti e il Consorzio degli autotrasportatori ne serviranno oltre 500. Ma trovarne uno è sempre più difficile. Un’impresa.
E solo grazie all’assunzione di persone che arrivano da fuori provincia è al momento possibile garantire continuità, in termine di personale, al sistema trasporti locale.
I giovani trentini non sono particolarmente interessati a questo sbocco professionale. Preferiscono altro. Oppure, è l’altra faccia della medaglia, non sanno che c’è ancora un ambito dove è possibile ottenere il sempre più introvabile “posto a tempo indeterminato”.
Per invertire questa tendenza è scesa in campo l’Agenzia del lavoro che ha deciso di erogare un contributo variabile dai 500 ai 1.500 euro a chi frequenterà i corsi per ottenere le patenti professionali e la Carta di qualificazione del conducente. Il contributo è rivolto ai senza lavoro, domiciliati in provincia di Trento e iscritti a un Centro per l’impiego. Il sostegno varia in base al numero di ore: per corsi fino a 60 ore ce ne sarà uno al massimo di 500 euro. Per quelli da 61 a 120 ore si otterrà fino a 1.000 euro, per i corsi da 121 a 180 ore fino a 1.500.
«Stiamo cercando - spiega Roberto Andreatta, dirigente del Servizio trasporti provinciale - di spingere la gente trentina ad avvicinarsi ad un mondo che tra il servizio pubblico (attualmente i conducenti sono 700, ndr) e quello privato (500, ndr) garantisce una cinquantina di posti di lavoro all’anno. Non è poca cosa». E prosegue: «L’iniziativa che partirà dall’Agenzia del Lavoro rientra in una strategia a più alto livello finalizzata a valorizzare questa figura professionale».
Non basta. La Provincia sta operando sul fronte del miglioramento della retribuzione per chi lavora nel settore dei trasporti. Il presidente Maurizio Fugatti qualche mese fa ha accettato di rivedere il contratto integrativo. Si sta ragionando sulla possibilità di introdurre premi legati a determinati risultati ed a remunerazioni maggiori per compensare mancati riposi, attività di “bigliettazione” e sforamento dell’orario giornaliero.
Allarme rientrato invece per quanto riguarda la fuga dei macchinisti delle linee ferroviarie trentine, che, una volta formati, se ne andavano a lavorare altrove. «Siamo intervenuti - a parlare è sempre Roberto Andreatta - sotto il profilo retributivo e mi sento di dire che la situazione si è normalizzata».