Mensa dei frati cappuccini: bisognosi dimezzati in 5 anni
È in calo il numero di persone che, ogni sera, si rivolgono alla Mensa della Provvidenza dei Frati Cappuccini di Trento per trovare un pasto caldo e un momento di ascolto. «Cinque anni fa i bisognosi erano circa 200 al giorno, oggi sono 80-90 a pasto» ha raccontato padre Massimo Lorandini, per poi tracciarne le cause: «Negli anni i flussi ed i problemi si sono diversificati. Dopo la crisi economica, non avendo più la possibilità di lavorare, molti migranti hanno scelto di far ritorno al proprio Paese, ad esempio in Nord Africa». Ma se la rotta libica ha assistito ad un lento rientro, i flussi del 2019 fotografano uno spaccato del disagio «tanto complesso quanto è complessa la società» che, secondo padre Massimo, non può essere ignorato.
«Oggi si rivolgono a noi molti pachistani provenienti dalla rotta balcanica. Direi un 80% di stranieri e un 20% di italiani». Dato, quest’ultimo, in leggero aumento. «Le cause possono essere diverse: dipendenze, malattie psichiatriche, problemi economici o emotivi legati ad una separazione - ha proseguito - A tutti offriamo un pasto caldo, ascolto e, all’occorrenza, sacchi a pelo, medicinali, ed il supporto di dentisti ed avvocati».
L’occasione ieri, per fare il punto sull’attività della Mensa della Provvidenza, è stata l’inaugurazione della nuova sala di ascolto e della tettoia adiacente alla mensa, ad un anno dall’inizio dei lavori. La sala di ascolto, nelle specifico, sarà utile per offrire alle persone in difficoltà la disponibilità di uno spazio di relazione, mentre la tettoia servirà da riparo dalle intermperie a quanti attendono di entrare prima dell’apertura delle 17.15.
Un risultato reso possibile grazie al contributo della Provincia di Trento, che ha stanziato 20mila euro e pagato l’80% della tettoia; del Comune, che ha seguito l’iter amministrativo per la realizzazione della struttura; e del Fondo di solidarietà di Caaf Nordest, che attraverso il fondo accantonato per ogni dichiarazione dei redditi, pari a 50 centesimi, ha contribuito ai lavori con 25mila euro.
Ma torniamo alla mensa e ai suoi bisognosi. «Oggi più che mai è necessario fare rete. I 500 volontari della mensa ci hanno fatto capire che sempre più cittadini sono attenti al disagio - ha proseguito padre Massimo - e che era necessario aprire il convento ad altre realtà».
Da qui gli spazi chiusi sono tornati a nuova vita. Come nel caso dell’Associazione Penny Wirton, dove si insegna italiano agli stranieri, o la collaborazione con la Cooperativa La Rete, solo per citarne alcuni. Frati e volontari, inoltre, sono impegnati quotidianamente nella distribuzione di pacchi viveri a 120 nuclei familiari dislocati sul territorio, testimonianza di «una crescente difficoltà di molti a stare in piedi da soli». Una complessità in cui l’ente pubblico, secondo padre Massimo, «non può far finta che non esistano disagi soltanto per ideologia politica. La sensibilità civile ha bisogno di riposte da parte dell’ente pubblico. Non che si sfili sempre più come sta accadendo».
Presenti all’inaugurazione anche Gastone Boz, responsabile Caaf Nordest per i progetti di solidarietà, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta e Franco Ianeselli, segretario generale Cgil del Trentino. «La solidarietà è uno dei principi dei 113 anni di storia della Cgil - ha spiegato Boz - Con i 50 centesimi provenienti dalla dichiarazione dei redditi abbiamo raccolto 2.600.000 e realizzato 79 iniziative benefiche in tutto il mondo. Con questi 50 centesimi alla volta siamo riusciti dunque a migliorare le condizioni di vita e dare speranza ai più bisognosi». Un parere condiviso da Ianeselli, che ha evidenziato: «Questo è il momento di creare tutte le solidarietà possibili. Una società che funziona bene vive di solidarietà dal basso ed impegno dal pubblico. Servono entrambe le cose».
Ed infine il sindaco Andreatta: «Questo momento avviene all’interno della settimana dell’accoglienza. La tettoia è parte di un tutto, è il luogo dove offrire una prima solidarietà a chi si reca alla Mensa. Ed un pensiero oggi non può non correre a padre Fabrizio Forti, un profeta per la sua capacità di guardare avanti e per i suoi sogni destinati agli ultimi».