Più di 1200 poveri trentini seguiti ogni anno dalla Caritas un terzo sono genitori soli con figli
Nel corso del 2018, i volontari della Caritas diocesana trentina e della Fondazione comunità solidale (Fcs) hanno incontrato e aiutato 3.446 persone in situazione di bisogno. Il dato, in linea con quello registrato nell’anno precedente, emerge dal rapporto annuale relativa all’attività dei due enti ecclesiali, presentato a pochi giorni dalla terza Giornata mondiale dei poveri, prevista domenica 17 novembre.
Il 37% delle persone incontrate sono cittadini italiani, mentre la maggior parte degli stranieri è di origine africana (56%). Tra le persone provenienti dall’estero, uno su cinque è marocchino. Seguono, per numero, i pachistani. La maggior parte dei migranti ospitati da Caritas e Fondazione comunità solidale del Trentino nel 2018 proveniva dalla Nigeria. Delle 199 persone accolte lo scorso anno, 71 erano originarie del Paese africano. I cittadini siriani, arrivati unicamente attraverso dei corridoi umanitari, erano invece 37. Al terzo posto, con 22 persone accolte, erano i pachistani. Del totale delle persone accolte, un terzo erano africani, un quinto donne, un quarto minori.
Il servizio maggiormente richiesto è quello dell’ascolto (2.713 accessi, al 63% uomini). Un terzo sono genitori soli con figli a carico.
Il servizio accoglienza, per senzatetto, ha incontrato 723 persone, in prevalenza pachistani (+55% rispetto al 2018). Il “servizio abitare” ha accolto 143 persone, mentre l’accoglienza dei migranti ha riguardato 199 persone, in gran parte di origine africana.
Il servizio di orientamento al lavoro e inserimento occupazionale ha interessato 66 persone.
«Molte persone, anche sul nostro territorio, affrontano il dramma di essere povero e di come gestire la propria esistenza. Ora dobbiamo fare un passo in avanti, per rendere il povero un nostro commensale quotidiano» ha detto l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, in occasione della presentazione dei dati.
«La povertà è causata dalle dinamiche sociali che ci portano a realizzarci a scapito degli altri. Dobbiamo dire che i poveri li generiamo noi, ogni volta che ci mettiamo in un’ottica di competitività, invece di vedere il prossimo come un compagno di strada», ha aggiunto mons. Tisi. L’arcivescovo ha inoltre lanciato un appello per una maggiore attenzione nei confronti del disagio psichico.