Poste, istruttoria dell'Antitrust sulle raccomandate care e i postini che non suonano
L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Poste «per accertare una presunta pratica commerciale scorretta, posta in essere nell’ambito del servizio di recapito della corrispondenza e, in particolare delle raccomandate».
Lo comunica l’Autorità specificando che «l’ipotesi è che il cliente/mittente che decida di rivolgersi a Poste per inviare una raccomandata possa essere ingannevolmente indotto ad acquistare un servizio pubblicizzato da claim che ne enfatizzano determinate caratteristiche che, nella sua concreta erogazione non vengono, poi, rispettate».
«Si assume, del resto, quanto al tentativo di recapito della corrispondenza, - sottolinea ancora il Garante - che l’avviso di giacenza del plico raccomandato verrebbe spesso depositato nella cassetta postale del destinatario dell’invio senza previo accertamento della presenza o meno del medesimo al proprio domicilio. Costringendo quindi il destinatario che voglia entrare in possesso del plico ad esperire procedure alternative previste da Poste, con uno slittamento dei tempi di consegna ed un dispendio di tempo ed energie che non sarebbe necessario qualora il tentativo di consegna venisse realmente effettuato».
Secondo l’Antitrust, Poste, inoltre, avrebbe veicolato «messaggi ingannevoli riguardo al servizio di Ritiro digitale, vale a dire la versione evoluta della consegna fisica, delle raccomandate, con riferimento alle relative condizioni economiche e di utilizzo».
Nella giornata di oggi, i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi della società, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
«Ottima notizia» commenta l’Unione nazionale consumatori in una nota chiedendo di fare luce sul servizio delle raccomandate, «decisamente troppo caro e poco efficiente».
Secondo l’associazione, «bisogna tornare ai tempi in cui il postino suona sempre due volte. Non è possibile che il destinatario non si cerchi nei dovuti modi e che si lasci sistematicamente l’avviso di giacenza in casella, costringendo il consumatore a fare lunghe code in posta per recuperare la raccomandata ricevuta».