Prelievi di soldi e spese pazze Saccheggiato conto dell'anziano
L’accusa è odiosa: aver approfittato delle precarie condizioni di salute dell’anziano di cui era assistente domiciliare per “abbeverarsi” a piacere dai suoi conti correnti bancari. Accusa che l’imputata, una cinquantenne di Trento difesa dall’avvocato Matteo Pallanch, respinge con decisione tanto che la difesa ha deciso di affrontare i rischi del pubblico processo puntando ad una piena assoluzione.
Il capo di imputazione è pesante. La donna, che per l’anziano e facoltoso pensionato era più che una badante visto che aveva accesso anche al suo conto corrente, deve rispondere di tre episodi di presunta circonvenzione.
Il primo è relativo all’utilizzo di una carta di credito prepagata che sarebbe stata alimentata con denaro dell’anziano, ma poi utilizzata per prelievi a beneficio dell’odierna imputata che avrebbe usato la carta come fosse sua. Secondo la procura, in totale sarebbero stati sottratti alla parte lesa ben 44.510 euro, spese e prelievi concentrati soprattutto nel secondo semestre del 2016.
Nel capo di imputazione si contesta anche un secondo episodio di circonvenzione: l’imputata avrebbe indotto il pensionato a fare un bonifico sul suo conto per l’acquisto di un “Bimbi”, un robot da cucina del valore di circa 1.200 euro.
Infine l’ex assistente domiciliare è accusata di aver indotto la parte lesa a consegnarle un assegno da circa 1.500 euro per rinnovare il salotto di casa.
La donna era stata assunta (con contratto orale e in nero) come assistente nel 2015. Secondo la difesa, il rapporto si era poi consolidato al punto che l’odierna imputata si occupava di tutti gli aspetti della vita dell’anziano (deceduto giusto un anno fa): dal pranzo alle incombenze domestiche curando anche i rapporti con gli inquilini di alcuni appartamenti di proprietà del vecchio.
Un paio di anni dopo, le condizioni del pensionato peggiorarono. Il cognato (cioè il marito della sorella) venne nominato amministratore di sostegno. Quest’ultimo prendendo il controllo dei conti correnti notò un “carosello” di prelievi e di pagamenti di beni che in tutta evidenza non erano stati fatti per l’anziano: tra le spese balzavano all’occhio acquisti di vestiti da donna, cosmetici, giochi elettronici. L’ipotesi, che poi si è concretizzata in una denuncia querela contro l’assistente domiciliare, era che quest’ultima avesse approfittato della situazione per prelevare ben più di quanto le sarebbe spettato.
In Tribunale si è aperta la fase dibattimentale. Sono stati sentiti due funzionari di banca, il finanziere che ha ricostruito tutte le movimentazioni finanziarie. Hanno deposto anche alcuni familiari della vittima che hanno raccontato come il defunto non avesse la minima idea di cosa fosse una carta prepagata o un conto corrente per internet banking. «Mio zio non sapeva neppure cosa fosse una carta bancomat», ha sottolineato la nipote. Insomma poteva essere una facile “preda”.
Come sempre nei procedimenti penali su ipotesi di circonvenzione di incapace, l’aspetto difficile, ma decisivo, è stabilire se e quando intervenne una totale incapacità di intendere e di volere. In questo caso c’è un certificato del medico curante che però potrebbe non essere decisivo.
Il processo riprenderà a maggio con la deposizione dell’ex amministratore di sostegno e dei testi citati dalla difesa (tra cui anche madre e figlio dell’imputata). Per lo stesso giorno è attesa la sentenza.