Innamorata dell'uomo consosciuto sul web Bonifici all'estero per 300mila euro senza averlo mai nemmeno incontrato
Può una persona versare migliaia di euro sul conto corrente di uno sconosciuto? Sì, succede. In un periodo di solitudine o di generale difficoltà, una frase, un pensiero romantico che arriva sul computer al mattino o a tarda sera da parte di un amico virtuale diventa un raggio di sole nel freddo della quotidianità. Lo sanno bene i truffatori, che approfittano delle debolezze e dei sentimenti altrui per arricchirsi.
Un’insegnante trentina ha trasferito denaro all’estero a favore di un uomo di cui era innamorata - e mai conosciuto di persona - per circa 120mila euro. E gli altri soldi li ha inviati, su suggerimento di un altro amico digitale a cui si era affezionata, a favore di un misterioso ente sovragovernativo - inesistente nella realtà - che l’avrebbe aiutata a recuperare la somma persa precedentemente. In totale tra bonifici in Italia e all’estero ha versato (e perso per sempre) una cifra pari a 300mila euro, nonostante gli investigatori a cui si era rivolta dopo i primi versamenti “a fondo perduto” l’avessero messa in guardia spiegandole che si trattava di un raggiro.
La donna è caduta nella trappola della cosiddetta “truffa sentimentale”.
Tutto ha inizio con l’iscrizione ad un sito di incontri, anche se spesso la conoscenza avviene attraverso i social come Facebook e Instagram. L’insegnante trentina è stata contattata da un certo Mark, statunitense di professione ingegnere, in quel periodo - così raccontava - impegnato in Medio Oriente su una piattaforma petrolifera. Un uomo di alto profilo, assai cortese nei messaggi, senza alcun problema economico visto anche il tipo di lavoro che sosteneva di svolgere. E pure attraente, come l’insegnante ha subito notato dalle foto inviate. L’iniziale amicizia è facilmente diventata tenera simpatia, con la donna trentina che vedeva in questa nuova conoscenza l’opportunità per dare una svolta alla sua vita sentimentale. Insomma, ha iniziato una relazione fatta di tenerezza e di confidenze, ma solo virtuale. I due non si sono mai visti.
Dopo un paio di mesi di scambio di messaggi, l’uomo ha chiesto un grosso favore: qualche migliaio di euro per sbloccare i lingotti d’oro che custodiva in una banca svizzera e che gli sarebbero serviti per far fronte ad alcune spese. Ha infatti aggiunto di avere un problema di liquidità perché si era improvvisamente ritrovato con i conti correnti bloccati negli Usa; sulla piattaforma petrolifera in cui si trovava, d’altronde, non avrebbe avuto alcuna possibilità di muoversi e di utilizzare le carte di credito. Alla donna ha promesso di restituire quanto prima il denaro prestato, con una somma aggiuntiva come ringraziamento per il favore. L’insegnante ha acconsentito, ma da quel momento le richieste non hanno avuto più fine. Mark, questo il nome del sedicente ingegnere statunitense, nei messaggi non si è mai tradito: sempre cortese, forse troppo affettato, mascherava le richieste di denaro con scuse sempre diverse. In un caso, ad esempio, ha spiegato che gli serviva una determinata cifra per la figlia che si trovava in collegio.
Dopo diversi mesi, superata la soglia dei 100mila euro in bonifici verso Paesi stranieri, la donna si è confidata con gli investigatori: l’amico virtuale non era stato ai patti e non le aveva restituito neppure un euro. Nonostante gli esperti di reati on line le abbiano spiegato che si trattava di una truffa, l’insegnante ci è ricascata. Cancellato il contatto con il sedicente Mark, è stata subito contatta da un altro amico virtuale che, tra una frase dolce e un complimento, ha messo in pratica la stessa tecnica e chiesto denaro. La donna questa volta ha detto di no, spiegando di essere stata scottata da una truffa precedente. E qui è scattata la trappola: il finto amico le ha suggerito di mettersi in contatto con il responsabile di un’associazione sovragovernativa che l’avrebbe aiutata a recuperare i soldi. Naturalmente alla donna è stata chiesta una cauzione, attraverso bonifico intestato ad un italiano.
L’insegnante trentina ha inviato denaro ad ogni richiesta, finché non ha terminato i risparmi. Si è rivolta nuovamente agli investigatori, scoprendo che l’ente che l’avrebbe dovuta aiutare non esiste e che la persona fisica a cui ha spedito il denaro altro non è che un cittadino ignaro della truffa, pagato dai malintenzionati per “girare” i soldi dal suo conto a una banca in Ghana.