Truffatore di preti per colpa del gioco Si fingeva nei guai per avere soldi: condannato
La vittime predilette delle sue truffe sono i preti, per vocazione disponibili ad aiutare una persona in stato di necessità. Ma dietro al presunto bisognoso talvolta si cela un truffatore. Lo ha imparato a sue spese don Ernesto Fedrizzi, del decanato di Fondo, che oltre 4 anni fa si era attivato per aiutare un fantomatico parrocchiano rimasto vittima di un incidente stradale.
In realtà si trattava di una truffa. L’altro ieri il responsabile, un 39enne di Civitanova Marche, è stato condannato a 2 mesi e 20 giorni di reclusione.
L’imputato, difeso dall’avvocato Marcello Paiar, ha beneficiato del minimo della pena nonostante numerosi precedenti perché ritenuto solo parzialmente capace di volere in quanto affetto da una grave forma di ludopatia. Secondo la perizia dello psichiatra Eraldo Mancioppi, l’uomo è anche socialmente pericoloso e dunque il giudice ha disposto anche l’assegnazione ad una comunità di recupero per non meno di 6 mesi.
Il rischio infatti è che l’imputato, malato di gioco d’azzardo, torni davanti alle slot machines e dunque torni a truffare per procurarsi il denaro.
«Vi è un concreto collegamento eziologico - scrive il perito - tra il disturbo patologico diagnosticato nel (omissis) e la condotta criminosa perpetrata ai danni del sacerdote: ha agito illegalmente per poter ottenere denaro per proseguire nella sua dipendenza del gioco.
Il denaro non è il fine del gioco, bensì il mezzo per poter giocare ancora «quando truffo i preti so quello che sto facendo ma non posso farne a meno perché mi servono i soldi per giocare.....non penso alle conseguenze....mi servono i soldi...».
La effettiva capacità di autodeterminazione del (omissis) è fortemente ridotta per cui il perito ritiene che si possa applicare nel suo caso la diminuente del vizio parziale di mente».
I fatti oggetto del processo risalgono al 22 settembre del 2015. Quel pomeriggio il sacerdote ricevette sul suo cellulare una chiamata da un numero sconosciuto. L’interlocutore si presentò come Lorenzo F. (nome risultato poi di fantasia) che abitava a Sanzeno.
Per accreditarsi come membro attivo della comunità, l’uomo aggiunse di essere muratore a Coredo e di essere sposato con una parrucchiera.
Aggiunse infine che era stato lo stesso sacerdote a dargli in passato il suo numero di telefono. Fatta questa premessa, il misterioso interlocutore raccontò di essere in gravi difficoltà. Disse di essere rimasto vittima di un incidente stradale nei pressi di Montichiari chiedendo in prestito 680 euro per ritirare la sua automobile. Don Ernesto non ricordava con precisione chi fosse quel presunto muratore di Coredo, ma decise comunque di aiutare la persona il difficoltà. Il sacerdote non aveva tutto quel denaro contante in tasca. Chiese un prestito ad un negoziante di Ronzone e poi si recò in un bar di Fondo dove il titolare lo aiutò a fare due ricariche su due carte PostePay che il presunto automobilista in difficoltà aveva indicato. Denaro che non venne mai più restituito.