Nelle case dei trentini già mille malati di Covid-19 Influenze da monitorare: «Evitare contatti»
Nelle case dei trentini ci sono mille malati di Covid-19. Il numero fa impressione ma non deve spaventare perché significa allentare la pressioni sugli ospedali dove convergono solo i casi medio-gravi o gravi.
«È un dato impensabile per le regioni vicine - sottolinea il dottor Antonio Ferro, dirigente del Dipartimento di prevenzione dell’Apss - questo è frutto del particolare approccio adottato in Trentino che punta molto sull’attività del territorio preservando i nostri centri ospedalieri».
Siamo entrati in una fase cruciale dell’emergenza coronavirus. Per non disperdere i risultati sin qui ottenuti in termini di contenimento degli infettati - che hanno toccato quota 1.824 - occorre monitorare le persone che dopo sintomi blandi hanno esaurito la malattia e si apprestano a tornare in società. È bene che attendano 5-6 giorni dopo la guarigione. Se lavorano a contatto con altre persone è utile che all’inizio indossino la mascherina. Il dottor Ferro ha spiegato che in questa nuova fase di guerra all’infezione vengono monitorate presso medici e pediatri di base le sindromi influenzali. Questo perché, conclusa l’ondata di influenza classica, molti sono casi di coronavirus. Casi che non preoccupano da un punto di vista sanitario, ma devono essere controllati per arginare i contagi.
«Ho ricevuto molte telefonate di persone preoccupate - ha proseguito Ferro - La gente quando pensa al Covid-19 rivede le immagini riportate dalle tv sulle terapie intensive. In realtà l’80% fa una lieve influenza. Solo una piccola parte dei casi evolve in qualcosa di più grave ed una parte ancor più piccola finisce in rianimazione». Dunque persone che hanno avuto lievi sindromi influenzali è bene che non abbiano contatti sociali e non rientrino al lavoro per alcuni giorni così da escludere ogni possibilità di ulteriori contagi. Il quadro da un punto di vista epidemiologico dovrebbe consolidarsi nei prossimi giorni grazie anche ad un aumento di tamponature a partire dal personale sanitario ed alle donne in gravidanza dalla 38esima settimana e a seguire dei soggetti che potrebbero essere positivi.
Ma quali sono i sintomi del coronavirus? «Il sintomo più importante - replica Ferro - è la febbre. Non poche linee, ma quando è tra i 37,5° mezzo e 38° che va avanti da uno o due giorni. La febbre può essere accompagnata da tosse prima secca e poi più pesante, congiuntivite. Questi sono i sintomi classici per i quali ci si deve allarmare per evitare possibili contagi.
Infine una domanda sul picco dei contagi: è arrivato o siamo ancora in salita? «Penso - conclude Ferro - che un picco lo abbiamo raggiunto, ma il plateau scende lentamente. Non possiamo pensare che dalla sera alla mattina si riduca drasticamente il numero di casi. Spero che verso fine settimana un dato positivo cominci a consolidarsi».