Ma si può andare a correre o no? L'avvocato-runner Zeni risponde «Norma poco chiara, io farei così...»
È stato assessore alla sanità nella passata legislatura; ma soprattutto è un forte runner (corsa in montagna e ultra-trail), ed un avvocato. Ecco perché in molti hanno chiesto a Luca Zeni di esprimersi sulla questione della liceità o meno di allenarsi nella corsa in periodo di lockdown. E lui ha espresso il suo parere articolato e competente in questo post, che rilanciamo.
«Molti di voi mi scrivono - dice Zeni - per chiedermi un chiarimento, in quanto avvocato-politico-runner, rispetto alla possibilità di uscire di casa per una passeggiata o una corsa, da un punto di vista giuridico, perché c’è tanta confusione in merito.
Come politico dico subito che la raccomandazione è di limitare più possibile ogni spostamento, anche per lavoro o necessità, compresa la spesa. Se in Giappone più che porre divieti, ci si affida sulla fiducia che la popolazione rispetterà le indicazioni delle istituzioni, in Italia questo è sempre difficile da immaginare, e sono state poste delle regole. Proviamo a districarci tra le diverse norme, che spesso non paiono chiare, anche per alcuni messaggi contraddittori che ci sono stati.
In Trentino abbiamo spesso sentito il Presidente della Provincia autonoma di Trento Fugatti ripetere “restate a casa”, perché (conferenza stampa del 4 aprile) “vediamo persone in giro senza motivo, ci mandano foto di persone a passeggio senza motivo, guardate che si rischia la denuncia e il pagamento di 400 euro, non è una normale contravvenzione per divieto di sosta; si può uscire di casa soltanto per andare al lavoro, fare la spesa o motivi di salute, non andate a passeggio”.
In realtà se leggiamo il decreto del governo e le varie ordinanze della Provincia, possiamo verificare che non si rischia più una denuncia penale, ma una sanzione amministrativa da 400 e 3000 euro, salvo naturalmente che il fatto costituisca reato, con un iter che è lo stesso delle normali contravvenzioni al Codice della strada.
Se si viene fermati, si deve giustificare lo spostamento per ragioni di lavoro, necessità (e qui rientra la spesa) o di salute. Ma al contempo si prevede la possibilità di svolgere attività motoria in prossimità dell’abitazione (il che non rappresenta uno “spostamento”).
Alcune regioni hanno stabilito restrizioni maggiori, vietando le passeggiate o definendo la vicinanza a casa nel limite dei 200 metri, ma questo non è mai stato riportato in alcuna ordinanza della Provincia di Trento, che si è limitata a chiudere piste ciclabili e parchi. Per cui il concetto di “prossimità all’abitazione” è flessibile, dipende dal contesto concreto, dalla densità abitativa ad esempio, ed il riferimento dei 200 metri in Trentino non vuol dire niente perché non è mai stato previsto.
Ricordiamo che nell’applicare la legge se ne dovrebbe sempre rispettare l’obiettivo, in questo caso evitare la vicinanza fisica e così rischiare di diffondere il contagio; per questo è diverso trovarsi in una via affollata a passeggiare o essere da soli sotto casa.
Quindi, riassumendo, in Trentino in prossimità dell’abitazione è consentita attività motoria da soli, o una passeggiata coi figli mantenendo le distanze, o portare fuori il cane. Secondo un principio di ragionevolezza che è un concetto giuridico.
Resta da chiarire un altro punto: attività motoria è sport? Ci si può allenare, in prossimità dell’abitazione?
In una recente conferenza stampa (13 aprile) il Presidente Fugatti ha detto che “si può fare sport nelle immediate vicinanze di casa”. Ma in nessun provvedimento si parla di sport, si fa riferimento sempre e solo all’”attività motoria”.
Quindi le cose si fanno più nebulose, perché le linee guida del ministero della salute distinguono l’attività motoria dallo sport, per cui si dovrebbe poter correre ma non allenarsi. Cosa significa? A mio avviso la corsa individuale a ritmo lento e la ginnastica intorno a casa non potrebbero essere contestati, ma la corsa intensa sì.
Quindi c’è un ampio margine di discrezionalità in chi applica la legge. Come dicevo, il faro dovrebbe essere la ragionevolezza, per cui è diverso correre in una strada con tante persone o farlo da soli in orari “scomodi”, senza altre persone in giro. Il che tra l’altro eviterebbe anche di essere indicati come untori, in un clima negativo di delazione e risentimento sociale che purtroppo si è creato.
In ogni caso, rimane il principio di fondo del diritto: in caso di sanzione che si reputi non corretta, si può ricorrere per vedere riconosciuta la corretta interpretazione della legge, pur sapendo che sarebbe sempre meglio non arrivare a quella fase.
Non sono certo di aver chiarito ogni dubbio, ma il diritto è “vivo”, non è sempre riconducibile ad un “si/no”, anche se in questo caso basterebbe poco per migliorare chiarezza e buon senso della norma».
Foto di repertorio: LUca Zeni in visita in una struttura ospedalieru