Compra un'auto usata che la lascia a piedi e si rivolge al giudice
Aveva acquistato un veicolo usato, probabilmente anche per risparmiare qualche euro, ma l’auto l’ha lasciata a piedi varie volte. Per porre rimedio ai problemi, l’acquirente ha dovuto sborsare quasi 1.300 euro e invano ha chiesto alla società venditrice di rimborsarla.
A dirimere la controversia ha pensato il giudice di pace di Trento, che ha accolto il suo ricorso e condannato l’azienda al pagamento di 1.295,64, oltre alle spese del giudizio, pari a 600 euro.
La donna si era rivolta al giudice domandando che venisse accertata la presenza di vizi alla centralina dell’auto acquistata presso la società, chiedendo pertanto che la somma spesa per le riparazioni venisse decurtata dal prezzo di vendita. L’acquirente aveva infatti inviato alla società rivenditrice una proposta irrevocabile di acquisto dell’autovettura per il prezzo di 4.100 euro. La trattativa era andata in porto e l’acquisto si era perfezionato con consegna e passaggio di proprietà e certificato di conformità, con particolare riferimento alla dichiarazione dello stato d’uso, delle condizioni dell’impianto di accensione, dell’impianto di avviamento e dell’impianto elettrico/elettronico.
Tutto pareva in regola, ma la macchina ha invece mostrato gravi problemi di funzionamento, tanto che, come ricostruisce il giudice, «il veicolo si spegneva senza alcun preavviso durante la marcia, mettendo peraltro in serio pericolo l’incolumità della proprietaria e dei passeggeri giacché, addirittura, in due circostanze l’auto si fermava improvvisamente nella tangenziale a scorrimento veloce a due corsie».
Problemi che sono stati segnalati alla concessionaria, che ha controllato il veicolo, restituendolo però con gli stessi problemi.
Da qui la decisione della ricorrente di rivolgersi ad un’officina, dove sono stati riscontrati dei problemi e svolti lavori per quasi 1.300 euro.
«La società venditrice - ha concluso il giudice - va ritenuta responsabile per i vizi all’autovettura», anche alla luce delle norme di tutela dei consumatori.