Truffa sui permessi e abuso d'ufficio per il concorso Luisa Zappini patteggia 1 anno e 6 mesi. Pena sospesa
Via libera al patteggiamento di Luisa Zappini, l’ex dirigente provinciale della Centrale unica di emergenza, che in febbraio aveva risarcito la Provincia e l’Ordine delle professioni infermieristiche.
Ieri mattina il giudice Enrico Borrelli ha ratificato l’accordo raggiunto dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Nicola Stolfi, con i pubblici ministeri Marco Gallina e Alessandra Liverani: 1 anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa) sia per tentato abuso d’ufficio in relazione al concorso, poi annullato, per la copertura di un posto a tempo indeterminato per funzionario tecnico della nuova Cue che per le contestazioni di truffa aggravata per il presunto utilizzo indebito dei permessi previsti dalla legge 104 e peculato per il presunto uso dell’auto di servizio della centrale per viaggi privati.
Sempre davanti al gup Borrelli, ieri mattina, si è invece concluso con quattro condanne a 10 mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa) il processo in rito abbreviato a carico di due stimati docenti e due ricercatori del Centro di ricerca Eledia, che erano chiamati a rispondere di tentato abuso d’ufficio, sempre in relazione al concorso annullato della Cue. Tutti e quattro hanno sempre respinto le accuse e l’appello è scontato.
Il terremoto giudiziario, per Luisa Zappini, era arrivato nell’aprile 2018, quando era finita agli arresti domiciliari. La procura le contestava 28 episodi di truffa aggravata e 22 di peculato. Nel primo caso, per l’accusa, Zappini non avrebbe usato i permessi per assistere un familiare ma per andare in vacanza. Agli atti c’era anche il “famoso” viaggio alle Maldive, al centro dell’interrogazione del consigliere provinciale Filippo Degasperi, oggi Onda civica, che fece partire l’indagine. In altri casi l’ex dirigente sarebbe risultata in servizio quando era assente dall’ufficio per ragioni personali. C’erano poi le accuse che riguardavano l’uso dell’auto di servizio per scopi privati. Contestazioni, va detto, che Zappini - a lungo sospesa dal servizio e ora in aspettativa - ha sempre respinto, sostenendo che errori o sviste potessero esserci state, ma che certo non c’era la volontà di truffare piazza Dante.
Nel luglio 2018 era invece scoppiato il caso del concorso, poi annullato, per funzionario tecnico della nuova Centrale unica dell’emergenza, al centro di un esposto di un candidato escluso e di una segnalazione per possibile conflitto di interessi da parte del consigliere provinciale di Agire, Claudio Cia.
Per questo filone di indagine erano finiti nei guai in cinque. Oltre a Zappini,anche il coordinatore del Gruppo di ricerca di Eledia, Andrea Massa, di Genova e il trentino Paolo Rocca, membro del gruppo di ricerca, entrambi difesi dall’avvocato Giampiero Mattei; poi Fabrizio Robol, di Trento e Federico Viani, di Trento, rispettivamente primo e secondo classificato al concorso (entrambi, va detto, con curriculum di alto profilo), difesi dagli avvocati Roberto Bertuol e Flavio Maria Bonazza. L’ipotesi dei pm è che si sarebbero accordati sui contenuti del bando: da qui l’accusa per tutti di tentato abuso d’ufficio in concorso. Nelle mani della procura, in particolare, ci sarebbero le e-mail che gli imputati si sono scambiati nella primavera del 2016.
Ma docenti e ricercatori, per i quali le difese ieri hanno chiesto la piena assoluzione, hanno sempre sostenuto che quelle missive si riferivano in realtà ad un altro progetto europeo (denominato I-HeEro e riguardante invece un posto a tempo determinato e non indeterminato), nell’ambito del naturale rapporto scientifico che c’era tra Eledia e la Centrale Unica. Tutti negano dunque di avere ingerito nella redazione del bando. Una tesi che il giudice non ha però accolto. Il processo in rito abbreviato si è infatti concluso con una condanna per tutti e quattro a una pena di 10 mesi e 20 giorni (pena sospesa), più di quanto aveva chiesto l’accusa (5 mesi). Le difese attendono di leggere le motivazioni, ma è scontato che presenteranno appello.
Zappini, invece, pure continuando a ribadire la propria innocenza, ha deciso di lasciarsi alle spalle questa vicenda e chiudere con un patteggiamento per tutte le contestazioni. Alla fine, anche a fronte dell’offerta risarcitoria versata a Ordine degli infermieri (alcuni esborsi erano finiti a carico dell’ex Ipasvi) e Provincia - l’ex dirigente avrebbe pagato oltre 45 mila euro - la difesa è riuscita a trovare un accordo per una pena tutto sommato contenuta: 1 anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa). Un accordo che il giudice ha ritenuto congruo e ratificato.