Dopo Bordon, Luciano Flor? «Non è vero, sono a Padova, poi vado in pensione»
Prima i trentini. Se il motto leghista vale per il normale mercato del lavoro tanto più potrebbe valere per incarichi di vertice e di responsabilità. Dunque che il primo interprete del leghismo provinciale, il governatore Maurizio Fugatti, stia pensando a un trentino per rimpiazzare Paolo Bordon alla direzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari non deve stupire. Come non stupisce la voce secondo la quale il presidente della giunta provinciale avrebbe già contattato un trentino doc come Luciano Flor per quel ruolo. Flor, attuale direttore generale dell’ospedale di Padova, è stato il predecessore di Bordon all’Apss al cui vertice è rimasto per cinque anni, dal 2011 al 2016; dunque conosce perfettamente la macchina ed ha l’esperienza necessaria per riprenderne la guida e portarla fuori dal traffico caotico del post Covid.
Contattato al telefono, dopo qualche secondo di stupito silenzio il dirigente assicura però di avere altri e ben diversi programmi di vita.
Dottor Flor buon pomeriggio, come lei sa in Trentino in questo momento la carica di direttore generale dell’azienda provinciale per i servizi sanitari è vacante, dopo l’annunciato addio del dottor Paolo Bordon che ha scelto di accettare l’incarico offerto dalla Asl di Bologna. In questo frangente sta tornando in auge il suo nome, lei tornerebbe volentieri a Trento?
Questa me la deve raccontare meglio...
Si dice che ci siano stati dei contatti tra lei e il governatore Maurizio Fugatti.
Io fino al 31 dicembre 2020 sono vincolato tassativamente alla direzione generale di Padova, quindi non ci può essere non dico un dubbio ma neanche una lontana ipotesi.
E dopo quella data?
Dopo quella data io sono in pensione.
Ah, dunque smentisce questa possibilità?
I fatti sono questi. Io fino al 31 dicembre sono vincolato alla direzione di Padova e dall’1 gennaio sono in pensione. I fatti sono questi e non c’è nulla da smentire.
Allora tornerà solo per la meritata pensione?
Io torno spesso tra le mie montagne, venerdì sarò in Trentino, sabato in Alto Adige.
A Padova come va?
Abbastanza bene, diciamo che l’ospedale tra le macchine che ci sono in giro può essere paragonato a una Ferrari. Se non è il primo ospedale italiano è tra i primi tre, per dimensione, attività, specialità. È una delle più grandi università italiane e di sicuro la più vecchia.
A proposito di Università dottore, l’altra chiacchiera che girava qualche mese fa è che ci fosse il suo zampino anche nella trattativa e nel progetto dell’ateneo padovano di sbarcare a Trento per far partire la facoltà di Medicina, accordo come sappiamo poi sfumato. Conferma?
Se è vero io non lo sapevo (ride). Io posso aver dato il numero di qualcuno di Padova a Trento o di qualcuno di Trento a Padova ma è finita lì. È una cosa a cui sono totalmente estraneo, questi sono rapporti tra università. Io dirigo l’ospedale di Padova che è anche sede di università, ma per la parte della facoltà di medicina. Quelle sono questioni tra Rettori di tutto l’ateneo, non solo tra facoltà. Io mi accontento dell’ospedale.
Insomma non c’è la possibilità di rivederla in sella a Trento per l’ultima parte della sua carriera?
No, le decisioni sono altre.
Bordon lo conosce? Ha lavorato bene a Trento?
Certo che lo conosco, è il mio direttore generale.
In che senso scusi?
Io sono ancora dipendente dell’Azienda sanitaria di Trento in aspettativa, da quando nel 2000 sono andato via per fare il direttore sanitario altrove da allora sono in quella condizione, salvo i periodi in cui sono tornato per incarichi interni.
Tornando a Bordon, abbiamo perso un valido professionista?
Beh, se lo chiamano in un posto come Bologna qualche valutazione l’avranno fatta.
Allora conferma che tornerà stabilmente in Trentino dal 2021 solo come pensionato dell’Azienda sanitaria trentina?
Assolutamente sì.