Primo giorno di nidi e materne tra emozioni e termoscanner
Un filo di emozione ha accompagnato il rientro dei bambini nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, per oltre 13.700 under 6 in Trentino. Un po’ di disorientamento per i genitori, per le educatrici e il personale d’appoggio, ma anche tanta voglia di normalità. Con alcuni asili già rodati ai nuovi protocolli grazie all’apertura estiva.
Se un bimbo di due anni si ferma incerto sulla soglia dell’asilo, prima di entrare, le educatrici possono prenderlo per la mano? Un gesto scontato fino allo scorso febbraio. Oggi ci si pensa due volte, come abbiamo visto ieri mattina in una struttura cittadina per l’infanzia. L’età 0-6 è fatta di contatto fisico e ingegnarsi e attrezzarsi per gestire al meglio la prevenzione dei contagi ha richiesto soluzioni creative e impegno extra a coordinatori pedagogici, presidenti di enti gestori e personale insegnante e ausiliario.
Ore 7.30, scuola dell’infanzia di San Bartolomeo: arrivano i primi bambini, accompagnati dai genitori. Tiziana, la sorridente ed espansiva operatrice d’appoggio che li accoglie all’ingresso munita di termoscanner, cerca di compensare con gli occhi e la voce (anche il sorriso è celato dalla mascherina) i gesti d’affetto che sarebbero normali, come abbracci, carezze, pacche sulle spalle: «È terribile non poter abbracciare i bambini - confessa - ma dobbiamo sfruttare le altre risorse relazionali che abbiamo. I bimbi, poi, sono più bravi degli adulti, hanno mille risorse. Qui abbiamo scaglionato gli ingressi ogni 10-15 minuti, per piccoli gruppi, dalle 7.30 alle 8.40».
«Come funziona? Da che parte entro? Le pantofoline a chi le lascio? Siamo arrivati in anticipo, devo aspettare?» le domande che mamma e papà ieri mattina hanno rivolto agli operatori. Genitori che accompagnano i bimbi fino all’ingresso, per lasciarli in custodia a maestre e personale. «Mia figlia sa già che quest’anno sarà diverso - commenta all’uscita da scuola la mamma di Elena Sofia - e ha notato subito che i giochi esterni sono interdetti e sono state tolte le altalene… C’è maggiore rigidità in tutto, è inevitabile». «Abbiamo fatto allenamento per alzarci prima, nei giorni scorsi» racconta Tommaso, papà di Leonardo: «Certo, in tutti gli ultimi mesi i bambini hanno sofferto l’assenza di contatti». «Io ho due figli - spiega Tiziano, papà di Emma e Nicolò - di 3 anni e di quasi 5: si sono fatti molta compagnia da marzo in poi».
Gli operatori d’appoggio misurano la febbre all’ingresso, vigilano sugli accessi cadenzati e corretti nelle strutture, si occupano di sanificare più volte al giorno spazi, arredi, giocattoli. In qualche caso il menù del pranzo è ridotto a un piatto unico, che si consuma in classe, proprio per poter consentire agli ausiliari che davano una mano in cucina di occuparsi di sanificazioni, almeno finché non arrivano gli sperati rinforzi. Negli asili più grandi e con più ingressi sono state differenziate le entrate dei bambini, sia come orario che come percorsi d’ingresso. Anche le uscite sono scaglionate.
Alcune salette, spogliatoi o disbrighi sono stati trasformati in aula Covid, dove trattenere i bambini con sintomi (vomito, congiuntivite), in attesa dei genitori: «In quel caso - spiega ancora un’ausiliaria - dobbiamo bardarci da capo a piedi, con camici, guanti, visiere o occhiali».
Finché il tempo lo permette, si sfrutteranno giardini, uscite e spazi all’aperto. Allo storico Asilo Pedrotti in zona Vittorio Veneto ci sono ben tre ingressi differenziati e orari scaglionati per l’ingresso dei piccoli gruppi: «La scuola ha informato con tante email e oggi abbiamo seguito le indicazioni in pratica senza problemi» spiega mamma Marta Pavellich, mentre accompagna il suo Francesco. «L’altroieri scuola e genitori hanno firmato il patto di corresponsabilità - spiega Elena, segretaria dell’asilo - che impegna reciprocamente al rispetto delle regole. Con 126 bambini siamo al completo della capienza: ognuno di loro deve avere a disposizione 2,4 metri. Abbiamo creato dei gruppi base e sei sezioni, ognuna con almeno una nostra insegnante storica. Ovvio che qualcuno abbia trovato nuove maestre e nuovi compagni per la riorganizzazione». Alla scuola equiparata Lorenzini di Povo l’inaugurazione dell’anno delle scuole trentine dell’infanzia alla presenza del dirigente del Dipartimento, Roberto Ceccato, e dei vertici della Federazione scuole materne, che hanno rinnovato un appello alla responsabilità: «Sarà un anno particolare; dobbiamo fare tutti la nostra parte».
(Foto Paolo Pedrotti)