Il Trentino ha il primato negativo di terapie intensive, siamo al 76% di posti occupati, 30 oltre la soglia di allarme dell'Iss

Il Trentino è la regione italiana con la peggior situazione di ospedalizzazioni da Covid. Siamo saldamente in testa alla classifica (negativa) per ricoverati in terapia intensiva. Ed oltre la "soglia di emergenza" fissata dall'Istituto Superiore di Sanità.

La situazione nel grafico della Fondazione Gimbe

 

Il grafico del Sole 24 Ore


Drammatico il conto delle ospedalizzazioni totali. A una prima lettura del bollettino di ieri la notizia potrebbe essere molto positiva e incoraggiante: i ricoverati totali mercoledì erano 464, giovedì erano 456 e ieri erano 428. Ben 36 in meno nel computo in soli due giorni. Ma prima di “cantare vittoria”, bisogno comunque sottolineare che i decessi in ospedale sono stati molti, che in Terapia intensiva ieri ci sono stati 3 nuovi ingressi e il totale, considerando dimissioni o decessi, è di nuovo salito a quota 50.

I posti letto occupati nelle terapie intensive sono 50, i posti disponibili sono 66. Il tasso di saturazione, in Trentino, è quindi del 76,76%. Ovvero 30 punti in più della soglia di emergenza stabilita dall’Istituto Superiore di Sanità. A questi vanno aggiunti i ricoverati in "alta intensità": + 6 solo ieri, in totale 54 persone.

I dati del contagio diffusi ieri

 

Altissimo tasso di letalità: 900 morti

Da marzo 900 trentini hanno perso la vita a causa del Covid. Dal 12 marzo, data del primo decesso, al 18 dicembre, in 280 giorni a causa del maledetto virus è come se fosse scomparso un intero paese. Per intendersi una Fai della Paganella (912 abitanti) o una Mezzana (893) che in nove mesi perdono tutti i cittadini. Un numero incredibile per una piccola provincia come il Trentino, con un tasso di letalità che cresce ancora. Ancora una volta i dati, freddi ma incontestabili, raccontano le dimensioni della tragedia: a dicembre abbiamo registrato 181 lutti, a una media di oltre dieci al giorno. E la seconda ondata si avvicina drammaticamente alla prima: da marzo a giugno le vittime furono 470, da settembre a metà dicembre sono 430.

Cresce il focolaio a Oncologia del Santa Chiara

Restano in tema ospedali, cresce e preoccupa sempre di più il focolaio nel reparto di Oncologia di cui vi abbiamo già dato notizia nei giorni scorsi. Il caso è arrivato ieri anche sui banchi della politica. Solo nei giorni scorsi l’Unità operativa è stata divisa in “sporca” e “pulita” e viene indicato al personale di utilizzare le mascherine Ffp2. Inoltre la prassi di spostare i pazienti di Radioterapia in Oncologia nel fine settimana ha comportato contatti ulteriori.

Ieri in consiglio provinciale ha chiesto spiegazioni Filippo Degasperi di Onda Civica. Richieste arrivano anche da Paolo Panebianco della Fenalt: «Alla prova dei fatti i protocolli si rivelano sbagliati. Ci vogliono più screening sul personale: perché nelle Rsa si fa un tampone alla settimana e in ospedale uno al mese solo a chi lavora nei reparti Covid? Poi ritengo che, in caso di positività, medici, infermieri e oss debbano essere avvertiti immediatamente e personalmente, senza aspettare che arrivi il file sul sito TreC».

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