Mele con maxitruffa, due condanne Soci fittizi per i contributi e frode sulla frutta biologica
A distanza di oltre sei anni dal primo blitz condotto dalla Guardia di finanza, il processo per una truffa nel settore delle mele si è chiuso con due condanne. Il giudice Marco Tamburrino ha condannato a 4 anni di reclusione l'ex direttore della cooperativa Sft di Aldeno Armando Paoli (accusato di truffa e frode in commercio); 3 anni sono andati al mediatore nel settore frutticolo Franco Waldner (che doveva rispondere solo di concorso in truffa). Le pene inflitte dal giudice sono superiori alle richieste del pm Marco Gallina (2 anni e 8 mesi e 2 anni e 2 mesi).
Secondo l'accusa, negli anni 2012 e 2013 sarebbe stato «gonfiato» il quantitativo di mele trattate, grazie al conferimento di frutta da parte di contadini che non erano soci, per superare la soglia minima oltre la quale scattava il contributo. Secondo l'accusa per il periodo luglio 2012-ottobre 2013 gli imputati avrebbero conferito a «La Trentina» prodotti che erano stati indicati come provenienti da soci Sft, ma in realtà arrivavano da soggetti terzi (97mila quintali solo per la stagione agricola 2011-2012). In questo modo sarebbe stato alterato il valore complessivo delle produzioni annue conferite, dunque anche il valore delle mele commercializzate per arrivare alla soglia oltre la quale è previsto l'aiuto dell'Unione Europea. Le Fiamme gialle hanno calcolato contributi indebiti per 91.800 euro per il piano operativo 2012 e 84.300 euro per il 2013.
Lo stesso sistema sarebbe stato utilizzato tra settembre 2013 e settembre 2014 a favore del «Consorzio Valli Trentine»: la produzione reale sarebbe stata di 17milioni di euro, a fronte di 20milioni e 124mila euro presentati alla Provincia che avrebbero permesso di ottenere contributi per 925mila euro per il 2014 e per 888mila euro per il 2015. L'accusa di frode in commercio veniva contestata (non a Waldner) per aver conferito attraverso Sft prima in «La Trentina» e successivamente nel «Consorzio Valli Trentine» quantitativi di mele (circa 200mila chili nella stagione 2011-2012 e 1.800 chili nella stagione agricola 2014-2015) indicati come «biologici», in realtà arrivati da produttori che secondo la procura sarebbero stati sprovvisti di terreni dedicati a questo tipo di coltura.
Nei guai finirono, oltre agli odierni imputati altri quattro soggetti: l'ex presidente dell'epoca di La Trentina Mauro Coser (che chiuse patteggiando un anno di reclusione) e tre persone giuridiche (chiamate in causa sulla base del decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società): Sft, la Trentina e Valli Trentine che pagarono una sanzione. Invece Paoli e Waldner, difesi dagli avvocati Alessio Pezcoller e Luisa Malacarne, scelsero il dibattimento convinti di poter dimostrare in aula la propria estraneità alle accuse. La difesa contesta la presenza di soci fittizi: «Abbiamo dimostrato, delibere alla mano - sottolinea l'avvocato Malacarne - che tutti i soci erano reali. Soci che, chiamati come testimoni, in aula hanno confermato di aver sottoscritto le lettere di ammissione. Abbiano dimostrato inoltre che tutti i soci sono stati pagati nello stesso modo».
La difesa sottolinea che «tutto è stato fatto alla luce del sole, con l'approvazione del cda e del collegio dei revisori e della stessa Provincia». Contestata alla radice anche l'accusa di frode in commercio: «Le verifiche condotte dall'organo di controllo anche a sorpresa - sottolineano i difensori - non hanno mai rilevato alcuna irregolarità: le mele erano biologiche».Scontato il ricorso in appello per entrambi gli imputati che hanno nel tempo - e dunque nell'avvicinarsi della prescrizione - un valido alleato. «Ma noi - sottolineano i legali - puntiamo ad una piena assoluzione nel merito, come da risultanze processuali».