Azienda sanitaria, c'è un piano per spostare i pazienti covid in cliniche private e tornare a regime con l'attività chirurgica
L'operazione è partita a dicembre, ma a gennaio ha avuto una forte accelerata, con un obiettivo chiaro: svuotare il più possibile gli ospedali, affinché possano - lentamente e prudentemente - riprendere l'attività chirurgica. Una gran bella notizia, dopo mesi di grande sofferenza. Meno pazienti Covid, infatti, significa poter ripristinare reparti, o meglio sezioni, "pulite" e quindi tornare ad occuparsi di tutto quello che non è legato al virus.
Inoltre c'è anche l'aspetto del personale, perché lavorare in corsie "pulite" e "sporche" è molto differente, sia da un punto di vista psicologico sia per la quantità e la qualità del lavoro che si riesce a svolgere.
Il piano messo in campo dall'Azienda sanitaria prevede che vengano trasferiti più pazienti possibili dai sette ospedali alle strutture del cosiddetto privato accreditato (San Camillo, Villa Bianca, Solatrix) e alle Rsa. Sia chiaro, pazienti che non sono gravi e che possono essere curati e seguiti in strutture non "ad alta intensità": chi ha necessità della Terapia intensiva o sub intensiva, ovviamente, resta al Santa Chiara o a Rovereto.
E chiariamo subito un altro aspetto, per chi sta pensando che il calo di 170 pazienti tra il 3 gennaio (426 Covid negli ospedali) e il 25 gennaio (256) sia dovuto solamente a questa riorganizzazione: «Il merito del calo negli ospedali è dei trentini - spiega il Direttore generale Pier Paolo Benetollo -, che hanno dimostrato di rispettare le regole. In questi ultimi giorni ci sono zone d'Italia dove le curve sono in crescita, mentre da noi no, anzi sono in calo. Gli ingressi in ospedale sono in diminuzione e questo sta consentendo all'attività chirurgica di ripartire».
Il direttore spiega anche che la collaborazione con il privato accreditato è partita all'inizio del mese scorso: «Questi ospedali hanno dato e stanno dando un contributo importante nella gestione dei pazienti Covid. Sia direttamente dal Pronto soccorso sia con dei trasferimenti diretti, stanno accogliendo e curando pazienti positivi in appositi reparti».
In queste prime settimane di operatività del piano strategico, affidato alla grande esperienza di Giovanni Maria Guarrera, si viaggia a una decina di "ricollocamenti" al giorno. E questo ha permesso di raggiungere già i primi risultati: a Rovereto è stata finalmente riaperta una sezione di pazienti internistici non Covid e si lavora per (ri)trasformare la geriatria in un'area "senza virus", a Trento in Medicina si tornano a ospitare pazienti "puliti", così come ad Arco, dove si stanno "liberando" la Medicina e la Chirurgia, e resterà la sola Pneumologia a farsi carico delle persone contagiate più gravi, precedentemente accolte in Terapia Intensiva a Trento e Rovereto e poi migliorate. Ancora: sia a Tione sia a Cles l'attività chirurgica sta ripartendo, in collaborazione anche con i medici del Santa Chiara, mentre a Borgo e Cavalese i trasferimenti si intensificheranno questa settimana.
Altro aspetto, per i "sospettosi": nei conteggi totali rientrano sia i pazienti negli ospedali sia quelli nel privato accreditato. «Ovviamente, non bisognerebbe nemmeno sottolinearlo ancora: i 250 pazienti Covid di questi giorni sono il totale di quelli nei sette ospedali del territorio e del privato accreditato», sforza ogni eventuale "sospetto" il direttore generale.
Che prosegue. «La riduzione dei numeri ci sta permettendo di riprogrammare l'attività: la temuta espansione del contagio in questo momento da noi non si vede e ci tengo a ribadire il grazie ai cittadini, che evidentemente durante le festività, quando era ancora più difficile farlo, hanno rispettato le regole».
Infine il futuro: nei giorni scorsi, sottolineando il calo di tutte le curve in Trentino, abbiamo parlato dell'importanza delle prime due settimane di febbraio, quando si vedranno gli effetti della riapertura scuole e delle settimane di gennaio senza restrizioni. «È difficile, perché i fattori sono molti e complessi. Le nostre inchieste ci dicono che in autunno il virus non è circolato all'interno delle classi, ma ovviamente il movimento generale di migliaia di persone in più va tenuto sotto controllo, con le occasioni di contagio legate più che altro al tempo libero e alle attività extrascolastiche. Sarò noioso e ripetitivo, ma se le persone restano a un metro e mezzo di distanza e indossano la mascherina, i contagi non avvengono. Il tutto in attesa di più dosi di vaccino...».