In un anno "normale" i trentini spendono 390 milioni per le slot

Con la pandemia la cifra è scesa a quota 120 milioni. Ma molti giocano su Internet

TRENTO. In base ai dati dell’Ufficio delle dogane i trentini in un anno “normale” (non gravato dalla pandemia) come il 2019, spendono in media nel gioco 500 milioni di euro, dei quali 390 milioni di euro solo con le macchinette VLP. Il resto è il “giocato” nelle ricevitorie. Nel 2020 le persone sono dovute rimanere a casa e il crollo del giocato è stato da 390 a 120 milioni di euro.

Questo “giocato” in meno non significa che i soggetti non abbiano comunque trovato il modo per esercitare quest’attività in altro modo, ad esempio da casa su internet con modalità rispetto alle quali l’Agenzia delle dogane non ha alcun controllo. La riduzione non è stata probabilmente così forte. Vero, quindi, che il gioco provoca dipendenza e problemi sanitari, ma è anche vero che non è perché si chiudono le sale da gioco lecito che le persone smettono di giocare.

Secondo Girardello (Agenzia delle dogane), quindi chi vuole continuare a giocare è meglio che lo faccia in locali controllati perché le risorse che l’ente pubblico ne ricava possano poi sostenere la lotta alla ludopatia, piuttosto che dover far fronte a questa emergenza sanitaria senza sapere dove e come la gente gioca e senza avere le risorse per gestire il problema. In anni normali, la percentuale di gioco sommerso che non si riesce a gestire riguarda le tante salette internet che sfuggono al controllo delle dogane, pari al 20% del giocato legale. Nel 2020 comunque il dato non è attendibile perché il calo è stato del 60-70% e già questo è un indice di criticità.

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