"Vaccino AstraZeneca anche fino ai 65 anni": Ferro illustra all'Istituto Superiore di Sanità i miglioramenti possibili nella campagna vaccinale
ROMA - "Per quanto riguarda il boccino del vaccino Pfizer è di fondamentale importanza che sia possibile estrarre e impiegare anche la settima dose. Non possiamo permetterci di sprecarlo, dato che quella singola dose potrebbe salvare una vita umana". Per il vaccino AstraZeneca, invece, è "necessario alzare l'età a 65 anni per evitare il paradosso che alcune categorie, come i soggetti tra 55 e 65 anni, siano più a rischio per età" e "debbano aspettare presumibilmente l'estate per essere vaccinati". Questo il parere della Società Italiana di Igiene e Sanità Pubblica (SitI) presieduta dal Presidente, dottor Antonio Ferro, dell’Azienda Sanitaria di Trento, esposto durante un incontro con Giovanni Rezza, direttore Generale della Prevenzione, Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità e il commissario straordinario Domenico Arcuri.
Tra i nodi esposti, sottolinea Antonio Ferro, "l'opportunità di recuperare la settima dose grazie a siringhe di precisione, come si sta già facendo nella Provincia autonoma di Trento e in Veneto". La Siti ha inoltre chiesto di rivedere le coorti di età per il vaccino AstraZeneca "estendendone l'uso fino ai 65 anni di età, come ad esempio autorizzato in Germania. Se si mantenesse l'attuale programmazione, infatti le persone tra i 55 e i 65 anni verrebbero vaccinate nei mesi estivi dopo le persone più giovani, sotto i 55 anni".
La società scientifica chiede, inoltre, che "vengano inseriti nel Comitato Tecnico Scientifico rappresentanti dei Dipartimenti di Prevenzione che da sempre si occupano della salute pubblica della popolazione del nostro Paese".
Tra i suggerimenti, infine, conclude Ferro, quello di "rivedere le modalità di acquisizione del consenso informato che, per la vaccinazione anti-Covid, presuppone la presenza di due operatori, con spreco di risorse e in difformità rispetto alle altre vaccinazioni".