Vaccinazioni, le categorie premono ma il ritmo è ancora lento, AstraZeneca per le scuole, sono 936 vaccinati su 11.664 fiale disponibili
TRENTO - Nel corso del mese di marzo arriveranno in Trentino 63.050 dosi di vaccini. Poi ce ne sono 15.813 messe da parte dalle precedenti consegne e, ovviamente, 46.037 già somministrate.
Nelle prossime quattro settimane, quindi, i rifornimenti non mancheranno e arriveranno più dosi rispetto alle dieci settimane precedenti, ovvero dal 27 dicembre (primi 100 Pfizer per il Vaccine Day) al 27 febbraio (arrivo di altri 2.000 Moderna).
Certo, finché il camioncino con i flaconi non entra nei parcheggio del Santa Chiara non si può essere tranquilli, ma ad oggi le prospettive sembrano incoraggianti. La svolta, ha spiegato il dottor Giancarlo Ruscitti, arriverà con Johnson & Johnson: «Entro marzo dovrebbe giungere in Italia: è monodose, comodo da conservare e soprattutto ce ne saranno milioni di fiale. Sarà la svolta».
Sono due le richieste che arrivano da più parti, a partire dalla politica per arrivare alle associazioni: la prima è di accelerare. Di organizzare meglio e di aumentare il ritmo. La seconda è di adottare un piano chiaro: ci sono le indicazioni di Roma, che vanno benissimo come bussola, ma poi ogni territorio sta agendo secondo esigenza e secondo logica, pur all'interno di un piano che lascia comunque spazio all'iniziativa autonoma.
Ecco quindi che in alcune regioni i disabili sono già stati vaccinati, o che insieme alla persona over 80 si è protetto anche il coniuge pur - ad esempio - di 76 anni. Vista la situazione di incertezza, tanti gruppi, enti, associazioni stanno facendo sentire la propria voce per essere inseriti quanto prima nelle "liste d'attesa". Un po' di speranza l'assessora Stefania Segnana l'ha data al mondo dei disabili: «Con AstraZeneca potremo vaccinare anche le persone cosiddette "fragili" e questo rappresenta una possibilità in più. Gli "ultrafragili" dovranno invece attendere la fine della fase dedicata agli over 80, perché per loro servono i vaccini Pfizer».
La situazione ad oggi. La situazione delle consegne è questa: fino ad ora sono arrivate in Trentino 3.700 dosi di Moderna, 44.950 di Pfizer e 13.200 di AstraZeneca. Totale 61.850 in due mesi. Soprattutto per AstraZeneca le scorte sono importanti: 936 dosi sono state somministrate e altre 600 prenotate, quindi 11.664 sono a disposizione. Bene è andata la campagna tra il personale sanitario e nelle Rsa. Sugli over 80 stiamo procedendo e 14.790 dosi sono già state date. Per correttezza informativa va detto che a livello nazionale siamo partiti prima di altri, ma va anche detto che ad esempio la vicina Alto Adige ha già protetto 17.434 anziani con più di 80 anni. Questa è la realtà.
A proposito di ritmo, stiamo crescendo: da martedì 23 febbraio a martedì 2 marzo abbiamo fatto 7.566 vaccinazioni, mentre la settimana precedente 5.315 e quella prima ancora 5.112.
Dializzati e trapiantati. Dario Alessandrini, segretario del Comitato Trentino ANED Onlus ha scritto alla Provincia. Per ora nessuna risposta. «Da diverso tempo la nostra Associazione a livello nazionale si sta muovendo per far accelerare le procedure di vaccinazione per i pazienti dializzati e trapiantati, che per le loro patologie sono più soggetti ad essere contagiati e con una percentuale di letalità più elevata rispetto alla media. Ci risulta che parecchie regioni compreso il vicino Veneto e la provincia autonoma di Bolzano hanno già iniziato la campagna per questi pazienti. Purtroppo in Trentino non ci sono notizie in merito. Chiediamo di avere delle informazioni per la vaccinazione dei pazienti portatori di trapianto renale (immunodepressi) e dei pazienti sottoposti a dialisi, questo per dare risposte alle numerose richieste che pervengono dai nostri iscritti».
Fibrosi Cistica. Anche Bruna Cainelli, presidente Associazione Trentina Fibrosi Cistica Odv, chiede informazioni. «Nelle scorse settimane, anche tramite il nostro Avvocato, abbiamo contattato più volte gli Uffici dell'Assessore alla Salute della Provincia Autonoma di Trento, al fine di ottenere rassicurazioni circa le prospettive vaccinali riservate ai disabili ed in particolare a coloro che sono affetti da fibrosi cistica. Tutti viviamo con trepidazione questi tristi giorni, segnati dalla pandemia ma ancor più coloro che da oltre un anno non possono avere normali contatti umani, neppure con i famigliari conviventi, in quanto estremamente fragili. Il Centro Regionale Veneto per la Fibrosi cistica di Verona, riferimento anche per i malati trentini, da giorni vaccina i suoi pazienti ma non quelli trentini, in ragione delle rispettive competenze territoriali. Tuttavia risulta difficile per i nostri malati comprendere una tale disparità di trattamenti, quando ben si potrebbero coordinare le due realtà limitrofe. Dobbiamo constatare che gli sforzi profusi dai sanitari, dalle famiglie e dai tanti volontari, rischiano oggi di essere vanificati per i lamentati ritardi nelle somministrazioni. Si deve inoltre constatare che, in spregio alla normativa vigente sulla fibrosi cistica, l'Associazione non viene coinvolta nei processi decisionali».
Studi dentistici. I medici sono tutti vaccinati. ma gli assistenti di studio no, e non ci sono risposte. Operano a fianco del dottore, fanno l'igiene dentale, mettono le "mani in biocca" al paziente, ma non sono considerati fra le categorie a rischio.
«Abbiamo ben presente la loro richiesta - ha detto il dottor Antonio Ferro - e ho parlato anche oggi con il presidente dell'Ordine dottor Bonora: fa parte di quelle categorie messe in lista, ma dipende dall'arrivo del vaccino. Vorremmo soddisfare tutte le richieste, ma in questo momento non è possibile dare una data sicura».
Informatori medico scientifici. Deborah Veronesi, informatrice scientifica del farmaco, scrive in rappresentanza di tutti i colleghi che lavorano sul territorio regionale: «Siamo una categoria di professionisti che si interfacciano tutti i giorni con i medici di medicina generale, pediatri, specialisti ospedalieri e privati, portando ad essi tutte le novità in ambito farmaceutico e parafamaceutico. In questo periodo abbiamo fatto riferimento più volte ai responsabili dell'Azienda sanitaria e all'assessora Segnana per chiedere l'inserimento della nostra categoria nelle liste per la vaccinazione, ma non abbiamo ottenuto risposte o quelle ricevute sono state elusive demandando a Roma il compito. Un modo molto sbrigativo di liquidarci. Siamo consapevoli che vi siano categorie prioritarie da preservare, ma la non vaccinazione ci preclude la possibilità di accedere in sicurezza a ospedali e poliambulatori. Una situazione che sta diventando insostenibile. Riscontriamo tra l'altro una diversità di trattamento e di considerazione rispetto ad altre regioni, per esempio Lombardia e il Friuli Venezia Giulia, dove la nostra categoria é stata considerata prioritaria e le vaccinazioni si stanno già concludendo».