Monica, la maestra di sci che insegna ai bambini: "Faccio quello che amo, ma me lo sono guadagnato"
SAN MARTINO DI CASTROZZA - Monica Debertolis è una maestra di sci. Una donna forte, libera, estroversa, estremamente precisa e professionale sul lavoro, capace di trasformarsi in una super maestra dei piccoli, idolatrata dagli sciatori in erba e amata e ricercata dai genitori quando si indirizzano alla scuola di sci.
Sempre sorridente per natura, se si scava sotto quella bella pelle abbronzata dal freddo e dal sole che hanno scolpito le Pale di San Martino, esce la sua tempra.
Otto ore sugli sci mangiando un panino in seggiovia non la spaventano: è il lavoro che le piace, per cui ha combattuto e a cui dedica se stessa tutto l'inverno.
Monica è nata e cresciuta a San Martino: dopo essersi diplomata all’Istituto Tecnico per il Turismo a Venezia, ha mollato la laguna per seguire le orme del papà e del fratello istruttore nazionale. Inutile dire che è dallo scorso anno che non inforca gli sci, di ristori neanche l’ombra, se non i “famosi” 600+600 euro dell’Inps.
Lo aveva già capito in estate, quando i turisti se ne facevano un baffo di divieti e mascherine che l’inverno alle porte si sarebbe rivelato irto di difficoltà. Ma non è certo una pandemia a metterla al tappeto, tanto che non si lamenta di nulla. Anzi, festeggia l’8 marzo aspettando con fiducia la ripresa della quotidianità ancora in stand-by, parlando del suo lavoro come se il virus non ci fosse.
Sei maestra da 25 anni, la tua professione non è tra le più facili da raggiungere né da mantenere.
Ti dirò che questo lavoro l’ho scelto perché lo amo tantissimo, me lo sono proprio guadagnato. Non è sempre facile affrontarlo, soprattutto se hai una famiglia e bambini piccoli; inoltre, serve non solo tecnica di insegnamento ma anche psicologia ed implica grosse responsabilità, ma mi dà tanto. Io sono specializzata nell’insegnamento ai bambini, è un mondo fantastico che mi è mancato moltissimo quest’inverno che non ho potuto lavorare.
È una professione a maggioranza maschile, quanto “aperta” alle donne?
Guarda, siamo purtroppo in poche e questo rende difficile anche il giusto riconoscimento nel nome “maestra”, percepito inferiore a “maestro”. Inoltre, te lo devo dire, è difficile dire la nostra con tutti questi uomini, ci sono ancora maestri di sci, diciamo così, a cui non infondiamo molta simpatia, ma noto che rispetto a 25 anni fa molto è cambiato. Adesso i numeri vedono crescere anche le maestre e quindi auguro loro di poter dare il giusto spessore alla nostra professione femminile. Certo è che i ruoli apicali rimangono a predominanza maschile, un esempio su tutti, il direttore. Insomma, non abbiamo ancora le quote rosa all’interno della scuola di sci.
Invece la specializzazione nell’insegnamento ai bambini è a prevalenza femminile.
Io l’ho conseguita 15 anni fa e allora eravamo solo donne. Ora pian piano vedo che ci sono anche dei maestri di sci. Ma diversi da allora: sono, diciamo così, più istruiti e hanno una migliore capacità di relazione con il bambino, mentre prima erano più burberi. Lo stesso vale per la specializzazione nell’insegnamento alle persone disabili, corso importantissimo all’interno dell’associazione maestri di sci. Ci terrei a seguirlo.
Cosa ti senti di dire alle future maestre?
Faccio loro un grande augurio e dico che è una professione per il momento ancora bella sana: si vive in un ambiente sano e pulito e quindi assolutamente da scegliere.
C’è chi ormai vede il declino dello sci, auspicando una riconversione a proposte diverse. Che opinione hai?
Io non sono una persona che ostacola altre attività, anzi, ho visto anche quest’anno, per fortuna, che a San Martino si sono praticate altre attività oltre lo sci. Certo è che se una località turistica nasce con lo sci, deve continuare con lo sci, poi ben vengano attività di contorno. Ma secondo me, la spinta per venire a soggiornare da noi è ancora lo sci, nonostante ci siano stati tanti con le pelli, con gli sci da fondo e le racchette da neve: tutte attività positive che ci devono essere, ma lo sci è e resta fondamentale.
Festeggerai l’8 marzo?
Assolutamente sì, l’avrei festeggiato sci ai piedi, ma questo è ormai un sogno. È una data importante, è dura per noi donne in questa pandemia, ci facciamo in quattro, soprattutto chi ha figli e deve rimanere a casa perché non sa a chi affidarli o perché ha perso il lavoro, quindi festeggiamo perché ce lo meritiamo. Speriamo poi di festeggiarlo meglio il prossimo anno, avendo vinto la pandemia. E mi auguro che torni a tutte la voglia di festeggiare l’8 marzo, evviva le donne, mettiamo un fiocco rosa a questo triste inverno!
Per chi ama la storia, è bene ricordare che Monica esce da una famiglia di maestri di sci, il fratello Cicci Debertolis è istruttore nazionale e suo padre era il mitico Daniele Debertolis: poliedrico personaggio dalla spumosa barba lunga, sagace e profondo poeta dialettale, sarto originale e rinomato – è lui che ha inventato i primi pantaloni elasticizzati con la staffa sotto il piede -, negli anni '60 è stato un rivoluzionario capace di fondare in totale disaccordo con le prime normative che caratterizzavano la professione, una nuova scuola di sci indipendente, la Lams, “Libera Associazione Maestri di Sci Cimon della Pala” e i suoi maestri diventarono per tutti le “Giubbe Rosse”. Benché non abilitati ufficialmente all’insegnamento, i maestri della Lams erano organizzatissimi e lungo l’arco alpino se ne conteranno fino a 500: avevano i loro corsi con tanto di esami, diplomi e scuole di sci e furono da sprone affinché la professione del maestro fosse riconosciuta e tutelata a livello nazionale. Dopo la meritata pensione, la sua enograpperia è diventata il punto di ritrovo del dopo sci.