Stella Bianchini, una vita in mare: attraverso gli oceani da "capitano" degli yacht di lusso

di Laura Galassi

TRENTO - Ogni volta che chiami al telefono Stella Bianchini, non sai mai da dove risponderà e in quale fuso orario si trova. Trentuno anni, diploma classico al Prati in tasca, negli ultimi anni è stata, tra gli altri posti, in Costarica, nelle Isole Vergini Britanniche, in Colombia, nelle Azzorre, a Panama. Ieri si trovava negli Stati Uniti, Charleston, South Carolina, ma già oggi è di nuovo in viaggio, questa volta per una traversata diretta dell’Atlantico, direzione Genova.

Stella Bianchini di lavoro fa la marinaia, o più precisamente la mate, una sorta di primo ufficiale sugli yacht a vela di lusso. Una professione insolita per una ragazza cresciuta tra le montagne; un lavoro al quale è approdata per caso sette anni fa mentre frequentava la facoltà di Medicina a Genova, convinta di voler seguire le orme dei genitori. “In realtà ho capito presto che non era la mia strada e così, arrivata al quarto anno, ho deciso di metterla in discussione”, ricorda Stella che, fino a quel momento, per quanto riguarda il mondo delle barche, aveva avuto solo l’esperienza delle piccole vele nel lago di Caldonazzo.

Da adolescente, infatti, aveva frequentato il centro nautico in Valsugana ed era stato proprio uno dei suoi ex compagni di corso nell’inverno del 2014 a proporle un lavoretto come domestica sullo yacht “Carl Linné”, ormeggiato nel porto ligure. “Per quattro mesi, una volta a settimana salivo sulla barca e imparavo più che potevo sulle cime, sulle manovre e su come pulire gli spazi. Per me era come essere in un nuovo ufficio”, racconta la ragazza. Anche grazie al suo ottimo inglese, a fine stagione era riuscita ad entrare nell’equipaggio permanente e a maggio era pronta per salpare come stewardess su un hotel a 5 stelle galleggiante di 32 metri con direzione Grecia e Turchia.

La passione per il mare e per la vita a bordo ha conquistato sempre più Stella, tanto che nel 2015 ha deciso di studiare in Sudafrica – paese fortemente vocato per le professioni marinare – per conseguire la patente nautica internazionale. “A quel punto, con la qualifica di Yacht Master Ocean, ovvero di capitano, potevo guidare barche fino a 200 tonnellate”, dice con una punta di orgoglio.

Pochi mesi dopo è arrivata la prima proposta per partecipare a una traversata transatlantica dai Caraibi al Mediterraneo, con tappa alle Azzorre e a Gibilterra. Grazie alla sua licenza, Stella ha potuto salire la gerarchia dei lavori in mare: abbandonati i ruoli sottocoperta - “dove non si vede mai il sole” - a quel punto aveva la qualifica di deckhand (mozzo) e, nel giro di un anno, è potuta diventare mate.

Quando ha iniziato la sua carriera, le marinaie erano mosche bianche, oggi, invece, le cose stanno cambiando. “È un lavoro molto fisico, quindi non mi vedo a fare questa vita per sempre. In questo momento però è quello che voglio”, assicura.

Quando l’anno scorso il Covid ha portato lockdown in tutto il mondo, la marinaia si trovava a Palma de Maiorca. “Ho fatto giardinaggio per due mesi, ho adottato un gatto che poi ho spedito in Italia”, racconta. La vita sulla terraferma però non fa per lei. Nei prossimi mesi ha intenzione di passare del tempo in Italia, anche perché nel frattempo si è iscritta all’università, facoltà di Biologia, ma l’idea è quella di frequentare le lezioni dal ponte di una nave diretta verso ovest, nel Pacifico.

Il Covid ha cambiato le regole anche nella navigazione: per le soste servono test e quarantena, l’industria ha risentito dei contraccolpi economici e di conseguenza le barche hanno dimezzato gli equipaggi. “In mezzo al mare però vivi nella tua bolla, sei isolato, ma se, prima della pandemia, muoversi tra Stati non era difficile, ora molti porti sono chiusi”, spiega Stella.

All’inizio per i genitori non era stato facile accettare la sua scelta di vita: per lei, infatti, immaginavano un futuro al servizio del prossimo, mentre Stella aveva deciso di lavorare per i più ricchi. “Navigare mi dà una grandissima sensazione di libertà: quando spegni il motore e metti le vele, ti sembra di essere in alta montagna, anche se ti trovi a diverse migliaia di metri più in basso. Poi, mentre sei in mare aperto, può capitarti di assistere a fenomeni straordinari come la bioluminescenza, con gli spettri luminosi dei delfini che illuminano l’acqua color petrolio. Uno spettacolo che lascia a bocca aperta”.

 

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