Il doloroso addio a Deborah Saltori: a Vigo meano i funerali della donna uccisa dal marito
Grande commozione a Vigo Meano, dove alle 14.30 è cominciato il rito funebre per l'ultimo abbraccio a Deborah Saltori, uccisa a Cortesano dal marito, il 22 febbraio scorso.
In una chiesa occupata solo in parte, al fine di rispettare le norme covid, il parroco, don claudio Ferrari, ha sottolineato quanto la tragedia ha scosso tutti: «Serve più rispetto per la vita. Io ho in mente la sera di mercoledì scorso. Siamo scioccati per l'evento, ma consapevole che è in quei momenti che si pongono le basi per creare una comunità che supera la violenza», ha detto fra l'altro.
A officiare anche don Ernesto Ferretti, parroco di levico Terme, che conosceva la vittima: fu lui a celebrare la messa della prima comunione di Deborah.
Poco prima della fine del rito funebre è intervenuta anche una zia di Deborah, Ivana.
Alla cerimonia erano presenti anche diversi rappresentanti delle istituzioni, fra i quali il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti.
Alla cerimonia partecipano anche diversi rappresentanti delle istituzioni, fra i quali il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, e il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.
LA SCHEDA
Il 22 febbraio alle ore 15,30 il terribile fatto di sangue a Cortesano, frazione di Trento: Debora Saltori, di 42 anni, e madre di tre figli è stata uccisa nel "baito" di campagna vicino all'abitazione a Maso Saracini dall'ex convivente, Lorenzo Cattoni, che era agli arresti domiciliari a Nave San Rocco dopo una lunga serie di violenze sulla donna.
Dopo averla attirata nei campi, con la promessa di darle un assegno per il mantenimento dei figli (due di un matrimonio precedente, uno della coppia), Cattoni le ha sferrato numerosi colpi di accetta alla testa. Mortale il fendente alla carotide. Poi l'uomo ha tentato il suicidio con un coltello. Soccorso con l'elicottero dei Vigili del Fuoco, è stato ricoverato in rianimazione al Santa Chiara.
Il 23 febbraio dagli inquirenti la conferma del grave quadro accusatorio: Cattoni era ai domiciliari dai suoi genitori, ma aveva il permesso di recarsi a Cortesano per coltivare le campagne. Da vicini di casa e conoscenti della coppia. il racconto di anni di botte e minacce di Cattoni a Deborah, anche quando era incinta. In un episodio, lui era stato denunciato dopo averle sfondato le ossa della faccia a pugni. Su Cattoni gravavano anche precedenti episodi di violenza su una precedente compagna.
24 febbraio: il figlio maggiore di Deborah denuncia: "Mia mamma non è stata protetta, lui non doveva essere lì".
25 febbraio: a Meano si tiene una manifestazione silenziosa con una fiaccolata per ricordare Deorah, centinaia di persone partecipano. Anche a Trento una manifestazione di solidarietà e ricordo, con un comitato di uomini in piazza Santa Maria: "Anche noi dobbiamo reagire".
26 febbraio: la Diocesi di Trento partecipa al lutto, proponendo l'iniziativa "un posto occupato" in tutte le chiese del Trentino.
27 febbraio: la Procura della Repubblica ipotizza a carico di Cattoni accuse gravissime con tutte le aggravanti del caso, dalla premeditazione, alla ferocia, al fatto di essere coniuge: imputazione da ergastolo.
4 marzo: Cattoni è dichiarato fuori pericolo, si sveglia dal coma e dice di non ricordare nulla dell'omicidio: "Ho ucciso io Deborah?" la frase che rivolge ai suoi avvocati.
7 marzo: il Tribunale di Trento sequestra tutti i beni di Cattoni (la villetta di Cortesano, i terreni agricoli, i conti bancari) a tutela dei figli. Gli avvocati di Cattoni annunciano che non impugneranno questa ordinanza.
Oggi i funerali di Deborah.