Entro la settimana l’Azienda sanitaria avrà la lista del personale non vaccinato
Il dirigente provinciale Ruscitti: «Spetterà all'Apss contattare a una a una queste persone e capire i motivi della mancata vaccinazione. Bisogna verificare ogni singolo caso per vedere se si tratta di situazioni dovute allo stato di salute o altro»
TRENTO - Entro questa settimana il Dipartimento della salute della Provincia conta di avere in mano tutti i nominativi del personale sanitario non vaccinato e di poter inviare gli elenchi all'Azienda sanitaria come prevede il decreto Draghi pubblicato nei giorni scorsi. I tempi sono decisamente ristretti.
«Il termine è di cinque giorni dalla pubblicazione, ma essendoci tre giorni festivi contiamo di avere tutto per in settimana», assicura il capo del dipartimento Giancarlo Ruscitti.
Dati certi sui non vaccinati si potranno avere dunque la prossima settimana considerato che fino ad ora sono state fatte delle stime che parlano di circa mille operatori nelle Apsp e almeno 700 all'Azienda sanitaria, senza considerare i non vaccinati tra il personale a tempo determinato. Inoltre i dati sui non vaccinati devono essere raccolti anche per gli studi privati, le farmacie e le parafarmacie.
«Spetterà poi all'Azienda sanitaria contattare ad una ad una queste persone e capire i motivi della mancata vaccinazione. Tra queste ci sono persone che non sono vaccinate perché hanno superato da poco la malattia e che dunque devono attendere. Altre hanno invece patologie che le rendono non vaccinabili. Bisogna verificare ogni singolo caso», dice Ruscitti che, pur di fronte a numeri alti, rimane comunque ottimista.
«Medici e infermieri li stiamo piano piano recuperando e comunque abbiamo dati superiori alla media italiana, mentre per gli operatori socio sanitari, categoria dove la copertura vaccinale è inferiore, probabilmente va fatta una campagna di informazione con i sindacati per spiegare meglio. Va detto che mentre medici e infermieri nel piano di studi hanno la vaccinazione come materia sulla quale riflettere, gli Oss non vengono formati su questo tema e quindi, come la popolazione generale, possono essere più riottosi. Io sono comunque del parere che prima è meglio spiegare e formare che obbligare. L'obbligo dovrebbe essere l'ultima ratio».
Il problema è che il decreto non lascia possibilità di scelta alle amministrazione. Segnalare, verificare e poi sospendere. «É vero, ma intanto noi abbiamo tempo di spiegare a chi non si è voluto vaccinare i motivi per cui è meglio che si vaccini», aggiunge Ruscitti ribadendo l'importanza di informare. «L'Azienda sta facendo un'attività importante sui dipendenti e sulle strutture private. Upipa e Spes stanno facendo altrettanto con i loro dipendenti».
Altra questione è naturalmente trovare il personale per vagliare tutte queste posizioni. L'Azienda sanitaria è già molto impegnata sul fronte delle vaccinazioni e questa nuova incombenza non facilita l'attività. «Bisogna farlo per forza. Tutti vogliono dati e tutti li chiedono in maniera diversa. Il lavoro è enorme. Infatti anche oggi (ieri per chi legge, ndr) devo ringraziare i miei collaboratori che sono al lavoro per questo», ammette il direttore. Intanto sul fronte delle vaccinazioni si attende con trepidazione l'arrivo delle prime dosi del vaccino monodose Johnson & Johnson. Il presidente della Regione Lazio ha annunciato nella zona di Roma saranno somministrati nelle farmacie a partire dal 20 aprile. «Noi non abbiamo notizie in questo senso - dice Giancarlo Ruscitti - e siamo rimasti a quanto ci aveva detto Figliuolo che aveva annunciato i primi arrivi tra il 20 e il 25 aprile. Nessuna indicazione, al momento, nemmeno sulla quantità di dosi che dovrebbero arrivare».
Il consiglio che arriva dai tecnici è quello di non aspettare un vaccino specifico ma di rispettare il proprio turno. «Mercoledì apriremo con la categoria dei 70-74enni e sono in arrivo 15 mila dosi di Pfizer e 12 mila di AstraZeneca».