In aprile tutti i dati del contagio in veloce miglioramento in Trentino
E’ l’effetto della «zona rossa» di fine marzo con le scuole chiuse: ora da tenere d’occhio l’onda lunga della Pasqua, i risultati determinanti per le riaperture e la «zona gialla»
TRENTO. Se nei primi dieci giorni di aprile i nuovi casi positivi sono calati in maniera netta, per trovare una spiegazione bisogna andare indietro nel calendario di circa due settimane. Arriviamo così a metà marzo. E cosa è accaduto a metà marzo? Dal 15 il Trentino entrò in zona rossa. Il cui principale effetto è la chiusura delle scuole.
Questo non significa che le classi siano luoghi di contagio e che le scuole debbano restare chiuse, anzi, ma significa che con migliaia e migliaia di studenti a casa il virus circola decisamente meno. Lo dicono i numeri, freddi ma oggettivi. Anche analizzando solamente i contagi tra minorenni, si vede come la curva si abbassi proprio una decina di giorni dopo le chiusure. Nella tabella emerge come sia il numero assoluto dei casi tra minori, sia la percentuale dei minori sul totale dei nuovi casi giornalieri, siano in calo dagli ultimi giorni di marzo in poi. Va detto che il dato del 29 marzo, con un piuttosto clamoroso 32,2% di contagi tra bambini e ragazzi, potrebbe essere poco veritiero a causa dei pochissimi tamponi e dei pochissimi casi emersi quel giorno.
Ci sono le richieste politiche. E ci sono i numeri. Magari noiosi, ma come abbiamo imparato in questi 13 mesi di pandemia, unico "appiglio" oggettivo, al di là delle opinioni. E se la richiesta politica del Trentino è di tornare quanto prima zona gialla, cosa dicono i numeri? La gran parte dei dati "giustifica" l'obiettivo di Maurizio Fugatti. Uno su tutti: dalla prima settimana di marzo alla prima di aprile i contagi sono calati del 60,7%. Nel dettaglio, siamo passati da 1889 nuovi casi tra l'1 e il 7 marzo a 743 dal 2 all'8 aprile. Volendo, se prendessimo in considerazione l'ultima settimana di febbraio (2.076 contagi), il calo sarebbe addirittura del 64,2%. Nell'ultimo mese i positivi e di conseguenza l'incidenza sono crollati.
L'indice che misura la circolazione del virus ogni centomila abitanti, lo stesso che ci ha costretti alla zona rossa a metà marzo, è in discesa da ormai sei settimane: passando da 380 a 136, adesso il Trentino è nel "gruppone" di coda a livello nazionale. La spiegazione? La prima cosa che viene in mente è l'effetto della zona rossa: contatti con altre persone sostanzialmente azzerati, scuole chiuse, attività ridotte all'essenziale, per usare un termine da Dpcm, ed ecco spiegata la discesa. Aggiungendo alla "ricetta", i comportamenti dei trentini, l'effetto vaccini e il bel tempo, che ci ha permesso di trascorrere più ore all'aperto. Restando nell'ambito dei contagi, i numeri dicono anche di un crollo dei tamponi effettuati. Siamo passati da 22.980 a 14.636, con un calo percentuale del 36,3%.
Nell'ultimo periodo la discesa è stabile e ogni settimana si effettuano meno test rispetto alla precedente. In questo caso le motivazioni possono essere diverse, ma oltre ai "retropensieri strategici", va detto che probabilmente sono diminuite le persone con sintomi (in Trentino gli antigenici si fanno in gran parte ai sintomatici) e che di sicuro sono diminuiti gli screening nelle Rsa e negli ospedali, per il semplice fatto che una grande percentuale di persone è ormai vaccinata.
Se anche l'indice Rt è in calo costante, ma ancora piuttosto vicino all'1 - il numero che indica che il virus circola ancora -, sono tre i parametri per i quali la discesa non si è ancora vista, o almeno non con la stessa forte inclinazione verso il basso che hanno avuto i contagi. Si tratta di tre parametri legati tra loro: ricoveri in ospedale, ricoveri in Terapia intensiva e decessi. Sulle vittime va detto che siamo lontanissimi dai numeri registrati da novembre e gennaio, grazie ai vaccini che stanno giorno dopo giorno proteggendo una fetta sempre più ampia di popolazione.
Negli ospedali, esclusa la Rianimazione, il picco pare essere alle spalle e il calo è iniziato verso la fine di marzo. Così ancora non è per la Terapia intensiva: la speranza è che sia iniziata la fase di discesa, come dicono i numeri degli ultimissimi giorni, nei quali siamo passati da 53 pazienti a 43.
Il trend è insomma incoraggiante, ma bisognerà attendere ancora qualche giorno per capire meglio l'andamento. In generale, quindi, i numeri danno ragione alla politica. In molti parametri il calo, addirittura il crollo, è evidente, mentre negli altri possiamo comunque parlare di un trend verso il basso. Tornando alle richieste di zona gialla, e quindi di riaperture, se il governo accetterà le richieste trentine (suffragate dai numeri), una data verosimile potrebbe essere quella di lunedì 26 aprile: si è parlato del 20 aprile, che è un martedì, quindi è possibile che il monitoraggio di venerdì 23 dia l'eventuale via libera, in anticipo rispetto al decreto Draghi che parlava di niente zone gialle fino almeno al 30 aprile.
In quella settimana ci saranno due aspetti da tenere in considerazione: ponte di Pasqua e riapertura scuole. Come sappiamo ci vogliono circa due settimane per vedere l'effetto di determinate azioni sui contagi, mentre un po' di più per vedere ospedalizzazioni e, purtroppo, decessi. Ecco quindi che gli effetti dei nostri comportamenti durante le vacanze di Pasqua e quelli del ritorno in classe di migliaia di studenti si vedranno a partire dalla penultima settimana di aprile. Rispetto al passato, però, ci sono due aspetti che infondono ottimismo: le vaccinazioni e l'effetto clima. È ragionevole pensare, infatti, che nel lasso di tempo che ci divide dalle eventuali decisioni sulle riaperture, verranno somministrate almeno altre 30 mila dosi di vaccino, che amplieranno notevolmente la platea dei trentini protetti. E, allo stesso tempo, la primavera sarà arrivata, permettendo a tutti di stare di più all'aria aperta.