Quella svolta a Mediocredito: politica, cooperative, equilibri, e alla fine vincono le Raiffeisen
Per la prima volta, esce di scena Cassa Centrale Banca (le Rurali trentine), il cda in mano a Provincia e banche sudtirolesi. Storia di un cambio epocale e cosa c’è dietro
TRENTO. Accordo raggiunto su Mediocredito Trentino Alto Adige spa. L'intesa fra Trento e Bolzano per il governo dell'istituto di via Paradisi ridisegna la governance della banca corporate, che ha nella sua missione il finanziamento a medio-lungo termine delle imprese, e "apre" all'ingresso di capitali del Nord Est. Si delinea una novità: dopo anni, dagli anni Duemila, la guida di Mediocredito non sarà più nelle mani di Cassa Centrale Banca, in rappresentanza del credito cooperativo trentino, che fin qui ha espresso il presidente (Franco Senesi).
Forse è stato dato per scontato, come fosse naturale ed inevitabile, che l'istituto di via Paradisi, di cui i soci pubblici Regione e due Province autonome di Trento e Bolzano detengono il controllo (con il 17,489% ciascuno del capitale) finisse nel perimetro di Cassa Centrale Banca, nel frattempo divenuto gruppo bancario nazionale. In realtà, da Ccb mai è arrivata una proposta chiara di acquisto, per fare di Mediocredito la banca corporate del nuovo gruppo. E del resto, come già evidenziato (l'Adige del 4 aprile, ndr) , la sinergia con il credito cooperativo, primo azionista privato (35,207%) attraverso la finanziaria Crr Fin spa (paritariamente posseduta da Cassa Centrale Banca e da Cassa Centrale Raiffeisen) si è ridimensionata nel tempo: l'operatività di Mediocredito con il credito cooperativo (presentazioni dirette, partecipazioni a prestiti sindacali, etc.) si è ulteriormente ridotta dal 20,9% del 2019 al 10,1% del 2020.In prima battuta, sulla base di una bozza di patto parasociale approvata dai tre soci pubblici in dicembre, pareva che, addirittura, sia la presidenza che la vicepresidenza andasse a loro.
Passo eccessivo. Anche perché le Raiffeisen (che esprimono la presidenza di Crr Fin con Hanspeter Felder) hanno alzato la posta e si sono messe di traverso rispetto all'ingresso di CiviBank, esercitando la prelazione, attraverso Crr Fin, sulla cessione della piccola quota di Veneto Banca in liquidazione (0,085%). Alla fine, l'accordo è il seguente: a governare Mediocredito sarà un cda con 11 membri, la presidenza in capo alla Provincia autonoma di Trento e la vicepresidenza alle Raiffeisen. Quanto alla spartizione dei posti in cda, la situazione attuale (6 consiglieri pubblici e 5 di Crr Fin) verrà stravolta: 8 saranno espressione dei soci pubblici e 3 del credito cooperativo regionale.
Ma il peso, tra i soci pubblici, sarà diverso: degli 8 consiglieri, 5 saranno di nomina della Provincia di Trento e 3 della Provincia di Bolzano. C'è una logica, nella nuova struttura del cda. Da un lato, viene riconosciuto il futuro assetto societario: l'uscita (già deliberata) del socio Regione, che cederà a titolo gratuito il suo 17,489% alle due Province, e l'impegno della Provincia di Bolzano di alienare in futuro, a titolo oneroso, a favore della Provincia di Trento il suo 26,4%. Dall'altro, un cda dove 6 consiglieri (3 pubblici e 3 privati indicati da Crr Fin a guida Felder) sono espressi da Bolzano, riconosce che, oggi, la maggioranza del capitale di Mediocredito è altoatesina: tra i soci ci sono anche Sparkasse (7,802%) e Volksbank (2,895%). Di fatto, è stato un accordo a tre, tra le due Province e le Raiffeisen, che ha visto Cassa Centrale Banca tagliata fuori.
Sul piano istituzionale, se la giunta Fugatti ha avuto una qualche interlocuzione con il credito cooperativo, l'ha avuta più con la Federazione trentina della cooperazione, con Roberto Simoni, che con l'altro lato di via Segantini, cioè con il vertice di Ccb (Giorgio Fracalossi presidente e Mario Sartori amministatore delegato). Il nuovo cda dovrà definire, d'intesa con un management che in questi anni ha pilotato il rilancio della banca, il nuovo piano strategico. Il patto parasociale prevede il rafforzamento regionale della banca, punto di riferimento per le imprese del territorio, attraverso la partecipazione anche di operatori economico-finanziari della regione e del Nord Est: quello che ha sempre voluto la giunta Fugatti. Se questo si tradurrà in una partecipazione incrociata tra Mediocredito e CiviBank di Cividale del Friuli, si vedrà. Restano parecchi aspetti da definire, in primis modalità (tempi e prezzo) di cessione della quota della Provincia di Bolzano (26,4%) alla Provincia di Trento, che poi la "girerà" a nuovi soci, sui quali il mondo altoatesino ha chiesto garanzie. Intanto, c'è il patto parasociale, che sarà approvato la prossima settimana dalla tre giunte (Regione e due Province) e poi sottoposto a Bankitalia, prima dell'assemblea di Mediocredito del 26 aprile, che rinnoverà la governance.