Si torna in palestra dopo 212 giorni di chiusura: oggi il via. I titolari: “La fine di un incubo”
Ecco tutte le cose che dovete sapere. Michele Bertoldi (Star Club): “Hanno gestito male il nostro settore e quello degli spettacoli e della cultura. Ma teniamo duro e adesso ripartiamo”
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TRENTO. «Siamo elettrizzati per la riapertura, ma ciò non toglie che veniamo da sette mesi di disperazione...». Giorgio Bertoluzza, responsabile tecnico delle palestre Juta Center in città e Juta Spa a Ravina è sincero e parla di fine di un incubo. La voglia di ripartire gliela si legge negli occhi. I preparativi fervono per la riapertura di oggi, lunedì 24, decisa dal governo. «Era dal 25 ottobre, da sette mesi - sospira - che aspettavamo questo momento».
Non tutti riapriranno, però. Anche a Trento ci sono palestre che il Covid ha costretto alla chiusura. «Anche una nostra concorrente nella zona di Trento sud». La voglia e la gioia di ricominciare non ricompensano del senso di frustrazione e delle difficoltà economiche accumulate nei lunghi mesi di chiusura: «Nel 2020 abbiamo perso più del 75% del fatturato del 2019. E quest'anno siamo stati chiusi nei primi cinque mesi dell'anno... I ristori? Tra il 3 e il 5%. Tutti i titolari di palestra hanno dovuto ricorrere a mutui e credito bancario per far fronte alle spese che correvano anche durante la chiusura: affitti, utenze».
E aggiunge: «L'estate scorsa, dopo i tre mesi di chiusura, eravamo ripartiti a rilento. Questa volta penso che ci sarà maggior interesse. La gente ha voglia di venire. Di solito chiudiamo due settimane a Ferragosto ma, se ci sarà richiesta, quest'anno resteremo aperti. La gente è stufa della sedentarietà. I lockdown hanno favorito il sovrappeso, penso che ci sarà richiesta». Nei mesi scorsi ci si è salvati con qualche corso online qualche attività e in presenza all'esterno, outdoor: «Abbiamo coinvolto il 10% della nostra clientela. Una nicchia. Ma contro la depressione bastava. Abbiamo fatto fitness nei parchi, anche con la neve».
Quanto ai protocolli per la ripartenza, sono molto simili a quelli di un anno fa. In palestra a numero chiuso, con prenotazione via app. Alla Juta in centro orario dalle 7 alle 22.30, a Ravina dalle 9 alle 22. Il coprifuoco spostato alle 23 aiuta. Il consiglio è arrivare in palestra in tenuta sportiva. Armadietti disponibili solo alternati e abiti da riporre tutti in zaini e borse. Due metri di distanza tra ogni fruitore della palestra, mascherina obbligatoria in tutti i momenti che non siano di attività fisica. Per i corsi 5 metri quadri a persona (nel 2020 erano 4). La capienza totale delle palestre è in ragione di una persona ogni 12 metri quadri di superficie. «Nelle nostre palestre diamo delle manopole per igienizzare gli attrezzi».
Stavolta niente docce. «Noi ne abbiamo sei, chiuse da box, per ogni spogliatoio. Forse tenerne aperte almeno due si poteva» osserva Michele Bertoldi, titolare delle palestre Star Club di Trento e Pergine. Noi siamo strutturati, ma ci siamo mangiati la liquidità, personale e aziendale. Questa attesa è stata infinita. Non mi aspettavo sette mesi di fermo, ma magari protocolli più severi. Ci hanno controllati in tutta Italia a fine ottobre, era tutto a posto, e poi ci hanno chiusi. Assurdo. Sono stati 212 giorni. Con un 2,5% dei ristori. La palestra è aggregazione, forse per questo ci hanno tenuti chiusi. Ma nelle nostre strutture posso garantire anche il doppio delle distanze richieste. Fra Trento e Pergine abbiamo tremila metri quadri. E apriremo a Mezzolombardo. Hanno gestito male il nostro settore e quello degli spettacoli e della cultura. Ma teniamo duro».
La speranza dei gestori è che l'agognata immunità di gregge al 70% della popolazione permetta, a fine estate, un ritorno alla normalità anche per le palestre. Fino a settembre, in media, le entrate latiteranno: si faranno esaurire abbonamenti già pagati dai clienti, al netto dei nuovi iscritti.