Lasciato a casa dopo il cambio di appalto: la Cri condannata a riassumerlo
L'operatore della residenza Brennero era stato lasciato a casa nel 2019, dopo i tagli provinciali ai finanziamenti per le politiche di accoglienza di richiedenti protezione internazionale. L'ente pubblico appaltò alla Croce Rossa la gestione dei centri di accoglienza. La Cgil: "Riconosciuto anche in appello che leggi e contratti vanno fatti rispettare"
TRENTO. Nei cambi d'appalto non si possono lasciare a casa i lavoratori, neppure se sei un'istituzione di indiscussa fama mondiale come la Croce Rossa.
L'associazione è stata infatti condannata - in primo ed ora anche in secondo grado dalla Corte d'appello di Trento - a riassumere e a pagare gli arretrati all'ex dipendente di Activa che lavorava - e dopo la causa lavora ancora - presso la residenza Brennero.
Nel marzo del 2019 il ricorrente rimase senza lavoro quando la Provincia diede un netto taglio ai budget per le politiche di accoglienza ai richiedenti protezione internazionale.
L'ente pubblico appaltò i servizi, e in particolare la gestione dei centri di accoglienza, alla Croce Rossa.
Il ricorso è stato patrocinato dalla Filcams Cgil affiancata dall'avvocato Giovanni Guarini.
Altri due ricorsi identici sono stati promossi da altri due lavoratori e saranno discussi a luglio. «È una sentenza che riconosce i diritti dei lavoratori - dicono con soddisfazione la segretaria provinciale della Filcams Paola Bassetti e Francesca Delai, funzionaria sindacale che ha seguito la questione -. Purtroppo i lavoratori e le lavoratrici degli appalti sono tra i soggetti più deboli sul mercato del lavoro.
Esistono però leggi e contratti che vanno fatti rispettare.
In questo caso il Tribunale prima e la Corte d'appello poi hanno riconosciuto che nel cambio appalto erano rimaste identiche sia il servizio erogato sia la sua organizzazione, dunque doveva essere applicata la clausola sociale come previsto dal contratto delle cooperative. Croce Rossa, invece - attacca la Filcams - si è rifiutata di assumere i tre lavoratori di Activa, che gestiva prima l'appalto, adoperando dipendenti propri per quelle mansioni al solo scopo di ridurre il costo del personale».
La sentenza afferma infatti che si applica la clausola sociale perché «il ricorrente, pur avendo svolto solamente in orario notturno (22-7) le prestazioni di operatore in favore di richiedenti protezione internazionale, sarebbe stato certamente in grado, eventualmente previo un periodo brevissimo di addestramento, di svolgere le prestazioni che l'ente convenuto ha assegnato ai cinque operatori, di cui si è concretamente avvalso per svolgere il servizio a far data dal marzo 2019 presso la "Residenza Brennero" di Trento».
Filcams critica l'atteggiamento della Provincia, che «nonostante fosse stata avvisata che si stava compiendo una violazione dei diritti dei lavoratori tollerò il comportamento della Croce Rossa. I fatti risalgono all'inizio del 2019 quando la Giunta provinciale aveva avviato il progetto di tagli al sistema dell'accoglienza. Non c'era dunque alcuna volontà politica, secondo noi, per intervenire a sostegno dei lavoratori che lavoravano nell'accoglienza, anche se non si stavano rispettando i loro diritti».