Scuole per l’infanzia fino a fine luglio, insegnanti e operatori di appoggio in piazza per dire no alle scelte della giunta
Circa un centinaio le persone che hanno preso parte alla manifestazione per protestare contro le decisioni prese dalla giunta. Dal canto suo Bisesti ha sempre dichiarato che ci si è mossi così su precisa richiesta delle famiglie
LE IMMAGINI La rabbia degli insegnanti (Foto Coser)
TRENTO. Il personale delle scuole dell'infanzia oggi ha incrociato le braccia. Insegnanti, operatori di appoggio e cuochi sono scesi in piazza a Trento contro la decisione della Provincia dell'apertura anche a luglio, ma non solo. Circa un centinaio le persone presenti: alla vigilia i sindacalisti avevano annunciato che avrebbero partecipato solo alla manifestazione di oggi solo una parte degli insegnanti, non si volevano creare assembramenti.
Spiega Marcella Tomasi di Uil Fpl: «La questione di luglio è stata dirimente perché sono mesi che cerchiamo di discutere sull'organizzazione scolastica, sul futuro e sul valore della scuola dell'infanzia. Addirittura è stato modificato il calendario scolastico senza poter nemmeno ragionare su come, cosa, e quando, svilendo tutti i servizi di conciliazione che ci sono per questa fascia d'età. Abbiamo tentato di discussione, la conciliazione in sede di Commissariato del Governo, ma è andata male: nulla abbiamo ragionato e nulla abbiamo ottenuto con questa giunta provinciale e con questo dipartimento per l'istruzione. Per questi motivi si arriva allo sciopero».
Ai genitori è stata data comunicazione in anticipo riguardo ad una possibile diminuzione delle attività o ad una sospensione del servizio per la giornata di oggi. E proprio riguardo al rapporto tra famiglie e scuole interviene Stefania Galli di Cisl Scuola: «Mettere gli uni contro gli altri è la cosa peggiore che potesse fare questo governo provinciale. Noi non siamo contro le famiglie, ma neppure le famiglie devono essere contro la scuola perché il personale si è occupato in piena pandemia dei bambini come meglio poteva».
A luglio le scuole dell'infanzia rimarranno aperte, mentre a settembre l'inizio dell'attività didattica slitta di una settimana: il via sarà il 6. «Sì, ma non c'è alcuna regalìa: i cinque giorni di ferie di cui parla l'assessore sono dovuti da contratto, per le ferie maturate lo scorso anno e quelle di quest'anno. Per l'apertura di luglio non c'è alcun incentivo economico, né di punteggio, ma non è questo il punto - sottolinea Galli - Il problema non è lavorare un mese in più, ma cambiare l'idea della scuola. Perché la scuola ha ritmi, progettazione e tempi. Prolungare di un mese significa modificare tutto in funzione di un'organizzazione diversa. I bambini già dal 25 giugno non troveranno più gli stessi amici, né in alcuni posti gli stessi insegnanti: non è la didattica che prosegue, ma un altro servizio che anziché essere dato al terzo settore viene affidato alle scuole dell'infanzia, alterando il senso stesso di queste ultime. La programmazione è stata fatta per dieci mesi e non per undici». Lo sciopero di oggi coinvolge quattro mila persone tra personale docente e non docente.
«Cerchiamo un equilibrio - evidenzia Cinzia Mazzacca di Flc Cgil - Dai territori abbiamo una buona risposta e le famiglie sono state avvisate con alcuni giorni di anticipo, come previsto per gli scioperi che riguardano i servizi. Per quanto riguarda lo spostamento dell'inizio della didattica al 6 settembre, non c'è stato alcun accordo fra le parti: la Provincia ha cambiato il calendario prima che si concludesse la nostra procedura conciliativa, ma si tratta di una scelta quasi obbligata perché il personale deve usufruire delle ferie dell'anno scorso e lo può fare solo nel periodo estivo».