Il preside dell’Arcivescovile lascia l’incarico (e va a insegnare al Da Vinci)
Paolo Fedrigotti saluta studenti e personale, la comunicazione in una lettera al «suo» vescovo, dopo 5 anni di impegno nella scuola
TRENTO. La notizia, nell'ambiente, era ormai nota da qualche settimana. Ma ieri l'ha ufficializzata lui stesso, con una lunga lettera inviata al popolo del "suo" Arcivescovile: docenti, personale amministrativo, ausiliari. Il professor Paolo Fedrigotti, preside del collegio Arcivescovile, ha dato le dimissioni. Da settembre sarà un docente del liceo pubblico Da Vinci.
Si chiude in qualche modo un'epoca per lui, che in via Endrici è stato impegnato 11 anni, di cui 6 come insegnante e 5 come dirigente, ma si chiude una lunga fase anche per la scuola. Perché in questo lustro il professor Fedrigotti ha lanciato una serie di progetti e lasciato il segno. Di sicuro ha lasciato il segno il suo modo di intendere la professione: chi ha collaborato con lui ha avuto modo di stimarne la capacità di "fare squadra", ma anche l'approccio con gli studenti.
Un preside con la porta aperta verso i ragazzi, ma che al contempo non ha mai abdicato al ruolo di educatore, capace di mettere paletti dove serve.A spiegare il motivo della scelta, come detto, è stato lui stesso, che nella missiva al corpo docente parla di scelta obbligata, e dettata da motivi personali e professionali: «Fin dall'inizio del mio mandato ero consapevole che un incarico dirigenziale come quello affidatomi sine die dall'Arcivescovo non dovesse avere - in un contesto complesso come il nostro - una durata superiore ai sei/sette anni; avendo poi compreso come la mia prospettiva lavorativa in seno alla Diocesi di Trento non potesse ambire ad ulteriori scenari di sviluppo, mi sono trovato nella condizione inevitabile di dover optare per la docenza nella scuola provinciale».
Saluta i propri docenti, il preside, e tira il bilancio di questi anni, non semplici. Rivendica, soprattutto, la capacità della comunità scolastica di rimanere coesa in una fase in cui non era semplice gestire la quotidianità: «In pochi se ne sono accorti forse, ma grazie alla nostra coesione e al sostegno della Provvidenza, in questo lustro, abbiamo portato a termine qualcosa di straordinario, evitando - lo dico senza enfasi alcuna - la chiusura delle nostre scuole».
Nessuna chiusura e anzi, rivendica il preside, un miglioramento: «Ringrazio fin d'ora chi avrà l'oneroso e stimolante compito di prendere il timone della nostra scuola: conto che, in forza del vostro aiuto, il suo operato possa contribuire a rendere l'Arcivescovile - una scuola che lascio in crescita su tutti i fronti e che è stata in grado di riaffermarsi agli occhi del territorio trentino quale agenzia educativa seria, organizzata e credibile - ancora più bello, accogliente e consapevole dei propri alti fini pedagogici e spirituali».
A scuola la notizia si è naturalmente sparsa in fretta. E dalle prime reazioni sembra evidente una cosa: il professor Fedrigotti si lascia dietro stima e buoni ricordi.«Ha saputo coinvolgere con entusiasmo rinnovato, anche i colleghi che nel frattempo sono cambiati, ha coinvolto le nuove leve che sono mano a mano arrivate - osserva la sua vice, la professoressa Marta Dalmaso - ha dato fiato a progettualità nuove, con una grande voglia di rilanciare la scuola. È stato un bel lavoro. Per lui posso testimoniare solo grande riconoscenza, stima e apprezzamento».
In via Endrici si parla del suo entusiasmo, ma anche dell'approccio con i ragazzi: «Sicuramente, nei limiti del tempo che poteva avere, la sua porta era sempre aperta per i ragazzi - osserva Dalmaso - Aveva una disponibilità di ascolto attento, ma senza mai abdicare al suo ruolo di guida, che deve mettere paletti ed indicare una direzione. In questi anni ha saputo dove sostenere e appoggiare, ma anche dove raddrizzare il tiro, con saggezza e lungimiranza».
Apprezzamento anche da parte del professor Alessandro Andreatta, che dopo 22 anni di lontananza dall'insegnamento, per via dell'impegno in politica, un anno fa, ha trovato lui al suo rientro a scuola. «In questo anno mi sono trovato bene, perché ho trovato una persona molto seria, preparata, che ha dimostrato passione per la scuola. A mio parere ha una grande sensibilità sul piano pedagogico e didattico e mostra una grande attenzione all'educazione in senso lato, alla relazione migliore possibile con i ragazzi, con le famiglie e tra i docenti». Pur in un solo anno, insomma, Andreatta ha avuto modo di apprezzare il lavoro di Fedrigotti: «Mi è sembrato una persona di una certa autorevolezza, che nasceva dalla conoscenza. IO penso che per fare bene servano passione per il lavoro, competenza e generosità. L'idea che mi sono fatto in quest'anno è che lui abbia tutte e tre».