Ferita nelle reti anti-lupo, dopo le cure l’aquila è stata liberata sopra Caoria
Al volo hanno assistito tutti coloro che hanno collaborato a salvare il rapace: la Lipu, i guardacaccia, i Forestali e anche il pastore che l’aveva trovata
TRENTO. Un mese e mezzo di cure prima di tornare a spiccare il volo. È stata una storia lunga, difficile, ma fortunatamente a lieto fine quella dell'aquila rimasta impigliata nelle reti elettriche anti-lupo dei pastori a Canal San Bovo. Un fatto insolito che tuttavia ha costretto l'animale a diverse ore d'attesa prima che un pastore, in serata, si accorgesse di lei.
Ma ieri, alla presenza della Lipu, dei forestali, dei guardiacaccia dell'associazione cacciatori e dello stesso pastore che l'ha trovata, l'aquila ha ripreso il volo. «Diciamo che è andato tutto bene, l'animale ha recuperato al 99% dopo il brutto episodio verificatosi - ha spiegato il delegato della sezione trentina della Lipu, Sergio Merz - La liberazione non poteva che avvenire alla presenza di tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla sua guarigione.
Si tratta di una femmina adulta di quasi sei chili, ora è pienamente in forma ma le condizioni in cui è arrivata erano abbastanza critiche. Le larve erano già presenti all'interno delle ferite e poi, anche al termine delle cure, sappiamo che non potrà più essere come prima. Anche noi esseri umani, quando ad esempio subiamo una frattura, possiamo ristabilirci ma ci sarà sempre un fastidio che tornerà nelle diverse fasi della vita».Proprio dove era stata ritrovata, nei pressi di Malga Fiamena sopra a Caoria, nel pomeriggio di ieri l'aquila è stata liberata e si è subito diretta verso un'altra valle.
La professionalità di tutti gli operatori comunque non poteva che essere sottolineata: «Tutti hanno contribuito e siamo felici di essere riusciti a curare questo splendido animale - ha aggiunto Merz - Personalmente, posso dire che si tratta dell'aquila reale più grande mai accolta nelle nostre strutture, non ricordo di simili precedenti. Quando è arrivata più di un mese fa pesava poco più di quattro chili e mezzo, peso che dimostrava il fatto che fosse in salute ma, ovviamente, le complicanze legate all'incidente potevano esserci. Un plauso va fatto anche al dottor Diego Sebastiani che si è occupato delle cure e che fa parte del nostro staff; ma in generale tutti quanti sono stati fondamentali. Per impedire infezioni sono stati somministrati all'animale antibiotici con regolarità, poi le medicazioni sono state fatte due o tre volte alla settimana con il veterinario che monitorava la situazione. Poi via con la riabilitazione, dopodiché abbiamo visto che l'aquila stava iniziando la muta e quindi abbiamo capito che le condizioni di salute erano e sono tutt'ora buone».