A tre anni si prende il Covid. E quando è guarita, arriva la miocardite: «Genitori, non sottovalutate questo virus»
La storia di una piccola trentina: guarita e non più positiva dopo l’infezione all’asilo nido, sviluppa una grave infezione dopo oltre un mese e mezzo, il racconto della mamma
TRENTO. Attenzione a quelli che ormai sono diventati dei luoghi comuni: «Il Covid non colpisce i bambini o in generale i giovani». Certo, dati e numeri raccontano di un virus «quasi innocuo», citando gli esperti. Ma in quella parola "quasi", purtroppo, c'è un campanello d'allarme da non sottovalutare.
Una conferma arriva dal racconto di una mamma trentina, che lavora in ambito sanitario e che nei mesi scorsi ha vissuto una decina di giorni davvero brutti e preoccupanti con la sua bimba di 3 anni. Una storia che non vuol essere allarmismo, ma semplicemente informazione visto che i casi, anche in Trentino, sono stati parecchi.
«Molte persone non si rendono conto, si sente dire che il Covid è innocuo con i bambini, ma questo non è vero. Può capitare di finire ricoverati. Può capitare che una bimba così piccola vada in sofferenza cardiaca. Credo sia importante e giusto raccontare cosa ci è accaduto, per dare un po' di conoscenza in più a tante famiglie». E allora ecco la vicenda.
Partiamo dai tempi: quando è accaduto il tutto?
Dobbiamo tornare indietro fino a febbraio. Nella scuola materna della mia bimba c'è stato un focolaio, con alcuni compagni positivi. La mia piccola è finita in isolamento per dieci giorni, ma stava benissimo e non aveva alcun sintomo.
Quindi non è stata ricoverata allora?
No, assolutamente. L'isolamento è finito in totale tranquillità e la bimba è sempre stata benissimo. I problemi sono emersi 40 giorni dopo, a metà marzo. Addirittura 40.
E poi sua figlia ha iniziato a stare male?
Ha avuto all'improvviso febbre molto alta, a 39 o 39.5, ma senza altri sintomi riconducibili a influenza o Covid. Poi sono spuntati dei puntini su mani e piedi e dei dolori addominali. Ma soprattutto lei dormiva sempre, era mogia, non voleva mangiare e bere. A quel punto la pediatra ci ha fatto fare delle analisi specifiche, che hanno confermato come il suo organismo fosse in sofferenza.
A quel punto siete andati in ospedale?
Sì, prima in uno periferico, ma da lì ci hanno mandate immediatamente in ambulanza a Trento. E al Pronto Soccorso ci hanno detto subito che secondo loro si trattava di una sindrome post Covid. Al momento ho pensato "Ma come, se non ha mai avuto il Covid e non lo ha nemmeno adesso? Non è possibile che sia sempre tutto Covid...". Invece avevano ragione. Mi hanno detto che la situazione era critica e che bisognava iniziare immediatamente con dei trattamenti farmacologici, oltre a vari controlli come elettrocardiogramma ed ecografie.
Quindi la bimba non era positiva?
No: abbiamo fatto il tampone ed era negativo. Ma poi il sierologico ha mostrato che la mia bimba aveva avuto il virus, verosimilmente a febbraio, pur essendo stata totalmente asintomatica.
Ricapitoliamo: contagio a febbraio, nessun sintomo e 40 giorni dopo sono emerse le conseguenze del virus, con una miocardite che ha costretto la bimba, totalmente negativa, al ricovero.
Esattamente. Dopo 48 ore dall'inizio delle cure ha iniziato a stare meglio, ma ha continuato per oltre un mese e mezzo a prendere dei farmaci. E ora ci sono visite e controlli. La sindrome, ci hanno spiegato, si chiama Mis-C (Sindrome infiammatoria multisistemica) e invece di attaccare le coronarie come fa il Kawasaki prende il miocardio.
Si tratta di un caso raro?
Non saprei i numeri, ma in reparto con noi c'era un bambino di 8 anni con lo stesso problema e mi hanno riferito di altri. E anche di un bimbo che ha avuto un arresto cardiaco sempre correlato al Covid. Ora facciamo parte di uno studio che si chiama Kawacovid, con i medici che stanno valutando questo tipo di effetti sui bambini. Il problema è che si sa ancora poco e quindi tante domande, soprattutto riguardanti il futuro, non hanno ancora risposte.
Quali sono i messaggi e gli insegnamenti dopo questa esperienza?
Al netto del grande spavento che abbiamo avuto, è importante non sottovalutare possibili segnali. È importante parlarne e informare le persone: il Covid può colpire gravemente anche i bambini, anche dopo settimane. I campanelli d'allarme non vanno sottovalutati. Infine, se posso, un ringraziamento a tutto il reparto di pediatria: sono stati veloci, hanno capito subito e hanno agito alla perfezione. E anche post dimissioni hanno seguito con attenzione la mia bimba.