Tav sotto la Marzola: tanti rischi geologici e per le case, ma l’ipotesi Destra Adige che volevano le Ferrovie fu bocciata dalla Provincia (e dalla lobby dei contadini)
Dal dibattito pubblico al Parco della Predara tanti spunti: il sindaco Ianeselli
TRENTO. La lunga serata di confronto sulla “circonvallazione ferroviaria” di Trento, mercoledì sera, ha messo tantissima carne al fuoco. Con due certezze: la mega-galleria da via Brennero a Mattarello, passando sotto la Marzola, si farà (è il cantiere del secolo, per il Trentino, ed anche un business da 930 milioni di euro del PNRR); e la scelta del tracciato probabilmente non è la migliore ma sconta una decisione tecnico-politica di anni fa.
Uno dei temi emersi è proprio questo: non era meglio che la TAV passasse in Destra Adige (una lunga galleria da Mezzocorona a Mori) invece che in Sinistra Adige (dove ci sono notevoli problemi ad esempio di natura idrogeologica)?
I relatori ufficiali durante la discussione al Parco della Predara sono stati unanimi: ormai non si può più cambiare, si passa sotto Povo e Villazzano. Non ci sono i tempi per ripensarci (per essere finanziata dal PNRR la galleria deve essere completata entro il 2026, a velocità supersonica quindi)., e non ci sono le condizioni tecniche.
Peccato, perché il primo progetto delle Ferrovia Italiane – oggi RFI – aveva scelto proprio la Destra Adige, che presentava molti vantaggi. Per cominciare, la Marzola è un gruviera di calcare che contiene immensi torrenti di acqua (che serve anche l’acquedotto di Trento), mentre dal lato del Monte Bondone la roccia è una dolomia compatta, e senza significative falde acquifere (nessun ramale dell’acquedotto viene dal Bondone).
Se il nuovo depuratore fognario all’Acquaviva (un nome che dice tutto) doveva essere fatto interamente in galleria sotto la Vigolana, ma poi il progetto è stato cambiato perché era impossibile scavare con laghi di acqua presenti nella roccia, è probabile che lo stesso problema si avrà anche sotto la Marzola. Ed è per questo che RFI ha fatto fare i carotaggi a Povo, nei mesi scorsi.
Perché le Ferrovie abbandonarono il progetto in Destra Adige? Il cambio di rotta fu voluto dalla Provincia autonoma di Trento (nell’era Dellai, reggente i Lavori Pubblici Silvano Grisenti). Tecnicamente, fu una perizia geologica degli uffici provinciali a dichiarare “impossibile” la galleria sotto Ischia Podetti. Ma come ricordato in alcuni interventi dal pubblico, “Le decisioni tecniche, in Provincia, da che mondo e mondo sono decisioni politiche”.
Infatti il parere contrario venne dopo un concitato periodo di incontri più o meno ufficiali: contro il progetto ferroviario in Destra Adige erano scesi in campo i contadini della Rotaliana, decisi a bloccare l’attraversamento di binari nella pregiata campagna del Teroldego. Così come i contadini del Marzemino in Vallagarina. “Troppo consumo del territorio”, fu la sentenza. Leggasi: “Troppo consumo di vigne pregiate”. E i contadini, si sa, nella cabina elettorale contano molto (che parlino di ferrovie o di lupi e orsi).
Le pressione della lobby ebbe l’epilogo in una riunione (non aperta al pubblico) dell’allora assessore Silvano Grisenti con i sindaci delle zone interessate. Al termine della quale (c’è un articolo di poche righe, ma molto significative, sull’Adige di allora) la Provincia fece sapere che si era scelta la variante in Sinistra Adige. E questo prima ancora che arrivasse il famoso parere dei Servizi provinciali (che quindi, guarda i casi della vita, arrivò a fagiolo per supportare la decisione politica precedente).
Come ha efficacemente sintetizzato un intervento dal pubblico: «Quello che ci ritroviamo oggi è uno scampolo del progetto originario delle Ferrovie, che era ben altro e comportava meno impatto e meno problemi».
Se al dibattito di San Martino il sindaco Ianeselli ha più volte ribadito che «ormai l’ipotesi Destra Adige è impraticabile, lo dice la relazione tecnica della Provincia», vale la pena ricordare – come ha fatto uno dei cittadini dal pubblico – che in Trentino nulla si muove che la Provincia non voglia: «non ci dite che fu una decisione tecnica, fu una decisione politica» ha ribadito il cittadino fra gli applausi.
Un’altra curiosità: della Circonvallazione di Trento, l’opera più colossale dalla rettifica austriaca del fiume Adige del 1850, parla solo il Comune, mentre per la giunta Fugatti non è un tema nell’agenda. Curioso.
Resta da registrare che – effettivamente – cambiare il progetto in corsa è decisamente impossibile. A meno di perdere il... treno del finanziamento PNRR. E perdere, dal 2026, quelle folle di turisti tedeschi che sbarcheranno a Trento dal treno ad alta velocità sulla linea futura, come ha detto il sindaco. Anche se «sarà riservata ai treni merci», come ha detto l’ingegner Facchin.