Università / Il caso

Scuola di medicina: da Bolzano no a collaborazioni con l'ateneo trentino

Cade nel vuoto la proposta avanzata dal rettore Flavio Deflorian per una collaborazione regionale. Il presidente altoatesino Kompatscher: "Non è in programma un allargamento a Trento". Il progetto procede sulla base della partnership con la Cattolica di Milano

IL CASO Deflorian: due scuole in regione sono un po' troppe

BOLZANO. La Provincia di Bolzano chiude le porte alla collaborazione offerta dall'Università di Trento per il progetto di una nuova facoltà di Medicina in Alto Adige.

Il rettore trentino Flavio Deflorian aveva dichiarato all'Adige che «ci vuole almeno un milione di abitanti circa per avere un bacino adeguato, dunque due Scuole di Medicina nelle due province di Trento e Bolzano sono un po' troppe, anche se è chiaro che Bolzano ha esigenze particolari sul piano del bilinguismo».

«Auspicherei - aveva aggiunto - di riuscire a fare qualcosa insieme, con le modalità che la Provincia di Bolzano riterrà più opportune. Due iniziative che non si parlano sarebbero secondo me un errore.

Però c'è ancora tempo perché se ne discuta».

Invece, il presidente della Provincia bolzanina, Arno Kompatscher ieri ha precisato che su «questa» iniziativa i protagonisti sono stati scelti e non è in programma un allargamento a Trento del progetto che vede protagonista l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che è pronta ad aprire a Bolzano già nel 2022 una sezione staccata della sua facoltà di Medicina di Roma qualora il programma venga approvato dal ministero.

«Su questo programma non ci saranno altre collaborazioni - riferisce Kompatscher - ma l'accordo con la Cattolica è solo un tassello del lavoro necessario per garantirci medici. Con Trento potranno esserci altre collaborazioni».

Solo per il triennio 2020-2023 la giunta altoatesina ha calcolato un fabbisogno di 420 medici specialisti, più 30 medici di medicina generale all'anno.

Alla Scuola superiore di sanità Claudiana di Bolzano si aprirebbe una sorta di succursale trilingue del quotato ateneo privato. 50 posti di cui 35 riservati a studenti dell'area Ue.

I laureati, che saranno a tutti gli effetti laureati della «Cattolica», dovranno garantire 4 anni di lavoro in Alto Adige.

L'obiettivo è proprio quello di garantire camici bianchi alla sanità altoatesina.

Il progetto del corso di laurea di medicina verrà seguito da un tavolo permanente con i seguenti interlocutori: Università Cattolica (Facoltà di medicina), Provincia, Scuola Claudiana, Asl, Lub, Ordine dei medici, partner universitari dell'area germanica. L'Ordine dei medici ha seguito la costruzione dell'accordo con l'università romana.

Cosa ne pensano i medici ospedalieri? Così Edoardo Bonsante (segretario Anaao): «La sanità pubblica in Alto Adige non è più attrattiva. Per trattenere gli studenti e attirare professionisti da fuori bisogna mettere mano al contratto: il costo della vita è troppo alto, l'indennità di bilinguismo non compre più la differenza del costo della vita rispetto ad altri territori».

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