Nuovo ospedale di Trento, tutte le accuse di Paolo Marini: «Progetto irrealizzabile. E ci spieghino le molte incongruenze»
Parla l’ingegnere autore di un «dossier» di 226 pagine che smonta l’impostazione della Provincia e di De Col: dai metri quadrati «nascosti» alle ombre sull’aggiudicazione. Ma soprattutto i «ripensamenti» sui terreni destinati ai militari
IL DOSSIER Ecco i rilievi dei tecnici che bocciano il progetto vincitore
LA REPLICA De Col: "Verificheremo ogni minimo particolare"
L'ORDINE Ioppi: «Si rischia un ospedale vecchio, va modificato»
IL PROGETTO Ecco come sarà il nuovo ospedale di Trento
TRENTO. «Un progetto irrealizzabile, una vicenda che non fa onore al Trentino». Paolo Marini non molla la presa. Da mesi tempesta di mail allarmate i dirigenti pubblici, il sindaco, il presidente della Provincia, per avvertirli delle gravi mancanze del progetto vincitore della gara d'appalto per la costruzione e la gestione del Not. Ora, di fronte al muro di gomma dell'amministrazione provinciale e della mancanza di risposte convincenti, ci mette la faccia pubblicamente e spiega le ragioni della sua battaglia.
Cosa contesta ingegnere di questo progetto?
Diciamo che all'inizio la pulce nell'orecchio me l'ha messa proprio un articolo dell'Adige dove si diceva che il progetto Guerrato è 25.000 metri più piccolo di quello presentato da Pizzarotti. Io ho lavorato 40 anni con imprese e nessuno regala nulla. Escludendo che Pizzarotti intendesse regalare 25.000 metri quadrati, che a occhio pesano per 50 milioni di euro, ho pensato che al progetto Guerrato potesse mancare qualcosa. Sicuramente della superficie, guardando i disegni, ma intuivo che potessero mancare anche spazi dedicati a ricettività, ambulatori, uffici. A quel punto come Trentino mi sono chiesto: come si spiega?
Dice come trentino. In realtà Lei aveva lavorato in occasione del primo bando sul Not per l'impresa Impregilo che quel bando, poi annullato, lo aveva vinto. Quindi aveva un interesse nella vicenda. Ce l'ha ancora?
No. Ho avuto interessi personali fino al 2018, data nella quale la Provincia ha dato avvio alla seconda fase della gara modificando in maniera non marginale il disciplinare. Questa modifica ha portato Impregilo a ritirarsi e quindi io, che fino a quel momento ero stato il loro riferimento in loco e avevo fatto da contatto tra progettisti e imprese locali e Impregilo e mi ero occupato di assisterli nella previsione della vecchia offerta, non ho più nulla a che fare. A quel punto il mio ruolo e i miei interessi sono venuti meno. Ma non è venuto meno l'interesse, da Trentino e cittadino, per un oggetto che avevo imparato a conoscere abbastanza bene.
Da chi ha avuto la conferma che ci sarebbe qualcosa che non va nel progetto vincitore?
Io avevo mandato delle Pec all'ingegner Raffaele De Col, in qualita di RUP, responsabile di progetto, invitandolo ad approfondire. Poi a distanza di quattro mesi, non ricevendo risposta, ho inoltrato la richiesta anche ad altri soggetti, tra cui presidente della Provincia e sindaco di Trento, allegando quello che nel frattempo avevo ricevuto, e cioè il documento predisposto dai progettisti di Pizzarotti in previsione di un contenzioso in sede amministrativa.
Il famoso dossier di 226 pagine?
Sì. Un documento che confronta il progetto di Guerrato con il capitolato di gara denunciando una situazione aberrante. Non solo veniva evidenziata la carenza di superficie ma una serie di carenze tecniche, distributive e documentali. Mi sono premurato di far avere con ulteriore Pec ai soggetti già contattati questo dossier ma quello che mi ha stupito è che, pur avendo carte molto pesanti in mano, nessuno si sia premurato di smentirle. Ciò che emerge a mio modo di vedere ha un rilievo evidentissimo. Si mette in dubbio il rispetto della legge sugli appalti, la deontologia e ci sono evidenti risvolti economici.
Ma come è possibile che una commissione di gara non abbia verificato il rispetto del capitolato lasciando passare errori così macroscopici?
È possibile se non fa il suo lavoro. Io dico che è inammissibile.
Ha avuto delle risposte alle sue puntuali segnalazioni dall'ingegner De Col o dalla Provincia?
Non ho avuto nessuna risposta. Ho ricevuto per conoscenza una Pec che l'ingegner De Col ha inoltrato a Guerrato allegando il dossier che io gli avevo fatto avere. Mossa incomprensibile, era come voler chiedere all'impresa di convincermi che mi stavo sbagliando.
L'Adige quando ha presentato ai lettori i contenuti di quel dossier ha intervistato l'ingegner De Col, che lo liquida come un documento di parte prodotto dai consulenti della Pizzarotti per proprio interesse.
Questo mi stupisce molto e dimostra una debolezza argomentativa. Se io presento un documento che contiene falsità devo sottolineare quello, non fare della dietrologia sugli autori.
In verità ha detto anche quello. Che non sono cose vere.
Allora lo dimostri! Io mi sono permesso nelle mie segnalazioni di dire che di certe cose si sarebbe potuto accorgere anche il cittadino comune, non tecnico, mentre certe altre erano rilevabili facendo semplici somme o moltiplicazioni. Dimostri quali sono le analisi sbagliate in quel dossier.
Resta il fatto che non se ne sono accorti neanche i giudici amministrativi. Il Consiglio di Stato alla fine ha dato ragione a Guerrato.
Non potevano accorgersene perché Pizzarotti, erroneamente, ha ritenuto di non dover presentare questa documentazione a sostegno della propria richiesta di annullare la gara. Questo perché riteneva sufficienti le argomentazioni di carattere economico e finanziario, argomentazioni ritenute fondate da due sentenze del Tar. Poi quello che è successo in Consiglio di Stato non lo so.
L'ingegner De Col in sede di pre valutazione di impatto ambientale ha detto: «Smonteremo e rimonteremo il progetto secondo le nostre esigenze». Riferendosi anche alla nascita di una facoltà di Medicina e alla necessità di nuovi spazi. Sarà possibile recuperare 25.000 metri e trovare spazi per la ricerca alle stesse condizioni, senza ulteriori oneri per l'ente pubblico?
Il fatto stesso che in un project financing si dica che possono esserci varianti progettuali "alle medesime condizioni" fa capire che si può trattare di varianti marginali. Ma di fronte a 25mila metri quadri in più, che realisticamente superano i 40 milioni di euro; di frpnte alla necessità di mettere a posto gli impianti e tutti gli aspetti tecnici carenti; di rivedere ingressi, riavvicinare pronto soccorso e terapie intensive, significa che dovrebbe essere riprogettato l'ospedale da cima a fondo. Alla fine ne uscirebbe un ospedale diverso, e io dubito che il project financing permetta all'impresa vincitrice di fare un progetto diverso da quello che ha vinto la gara. Non sarebbe legalmente possibile, tecnicamente difficile ed economicamente insostenibile e ingiustificabile.
Inoltre inserire come scuse per possibili varianti l'emergenza Covid e l'Università è del tutto inappropriato. Le precauzioni e i percorsi separati dovrebbero già essere previsti e implicare pochi correttivi, quanto agli spazi universitari da sempre sono previsti all'esterno delle strutture ospedaliere. E nel nostro caso sarebbero indispensabili quei 25mila metri che invece sono stati stralciati nel Prg da "zona Not" e su cui ora avanza un progetto per farci delle residenze per i militari, che in quella zona non c'entrano niente.
Quindi anche lei pensa che gli spazi per la ricerca e le biotecnologie dovrebbero andare lì all'inizio di via al Desert?
Non vedo altra possibilità.
Tornando al Not, di fronte a un progetto comunque legittimamente assegnato cosa dovrebbe fare l'ente pubblico?
Non so quale può essere lo strumento legale, ma sicuramente non farei un ospedale che non va bene. Ammesso che si possa tornare indietro si rischia però, dopo vent'anni, di tornare al punto di partenza.Meglio perdere dell'altro tempo che avere un ospedale inadeguato. Sono talmente gravi le carenze che non voglio credere che possa essere realizzato. A meno che l'ingegner De Col non riesca a dimostrare a tutta la collettività che invece va tutto bene. Ricordo che anche il presidente dell'Ordine dei medici ha chiesto spiegazioni su alcune carenze evidenti. Ma che ci venga a spiegare dove sono nascosti gli spazi che sul progetto non ci sono la trovo un'ipotesi assurda.
Un'ultima cosa ingegnere, Lei adesso è in pensione, chi glielo fa fare di impegnarsi in questa battaglia?
Nel corso degli anni lavorando a questo progetto mi ci sono affezionato e mi sono anche intestardito, vedendo tutte le stranezze che si sono susseguite. Ho trovato l'atteggiamento dell'istituzione provinciale schizofrenico, contraddittorio, incomprensibile. Hanno scelto il project financing sulla base di una consulenza costata all'epoca 288 milioni di lire, poi hanno cambiato idea. Non parliamo delle aree: prima via al Desert, poi nel 2015 improvvisamente diventa preferibile Mattarello, poi dopo il responso di una nuova consulenza, si torna in via al Desert. Un modo di gestire le cose che non fa onore a noi trentini, che all'esterno abbiamo la fama di essere efficienti, rapidi, coerenti. In una parola asburgici. A questo punto una fama che non ci meritiamo più.