Al carcere di Spini 7 tentativi di suicidio in 6 mesi, ma l’Azienda Sanitaria riduce i medici da 5 a 2, impossibile coprire i turni
Preoccupante la situazione nel penitenziario di Trento: il sindacato Sappe denuncia, anche 29 casi di autolesionismo e 38 collutazioni con il personale
TRENTO. Una situazione davvero difficile, addirittura drammatica. Bastino alcuni numeri: nel carcere di Trento negli ultimi sei mesi ci sono stati 7 tentati suicidi - tutti sventati all'ultimo secondo -, 29 atti di autolesionismo, 4 persone ferite, 37 colluttazioni. Anzi, almeno 38 considerato che il sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe proprio ieri ne ha denunciato un altro, con un poliziotto aggredito, ferito e minacciato di morte.
In questo contesto si inserisce anche la delibera dell'Azienda sanitaria nella quale si sottolinea che i medici in attività nel carcere passano da 5 a 2. E anche l'interpello di settembre ha dato esito negativo e non sarà possibile assegnare alcun nuovo turno. Insomma, anche l'assistenza sanitaria prevista dal progetto triennale voluto da Provincia, Apss e Casa circondariale di Spini sarà quantomeno zoppa.
Il progetto prevedeva un fabbisogno assistenziale settimanale pari a 190 ore (38 ore per 5 medici incaricati) ed è partito ufficialmente il 9 gennaio 2020 con una delibera della stessa Azienda sanitaria. Tuttavia le dimissioni di un medico e un'ulteriore vacanza in organico hanno portato i dottori dai 5 previsti a 2. E non paiono esserci novità all'orizzonte, visto che l'Apss nella delibera di ieri "prende atto della situazione".
Tornando al Sappe, il sindacato parla di «Altissima tensione nel carcere di Trento». Donato Capece, segretario generale, riferisce poi della vicenda avvenuta martedì sera: «Intorno alle 21 un detenuto, in isolamento disciplinare, ha aggredito un assistente di polizia penitenziaria. Il detenuto ha attirato l'attenzione chiedendo un'informazione. Poi, quando il poliziotto è giunto davanti alla cella, con una mossa repentina lo ha afferrato con violenza, tirandolo contro la cancellata e colpendolo più volte alla nuca con un oggetto contundente, minacciandolo anche di morte. Il tempestivo intervento degli altri agenti in servizio ha permesso di bloccare, a fatica, il detenuto, mentre al poliziotto sono state assicurate le cure in infermeria. A lui va tutta la solidarietà e la vicinanza del Sappe, che gli augura un veloce rientro in servizio. Il detenuto giustificava poi il gesto dicendo che da diverso tempo richiede di essere trasferito. La cosa grave è che ha ripromesso di continuare ad aggredire il personale fino a quando non otterrà un trasferimento. Il detenuto, per altro, è già noto per la sua indole aggressiva ed è stato destinatario di un congruo numero di rapporti disciplinari e relative sanzioni per il suo atteggiamento aggressivo e contrario all'ordine ed alla sicurezza».
Il Sappe, infine, sottolinea che le cifre allarmanti riportate a inizio articolo «sono comunque contenute grazie alla professionalità, all'abnegazione ed al senso del dovere della polizia penitenziaria, che ha comunque bisogno di uomini e nuovi strumenti operativi per fronteggiare l'emergenza in atto».