Il consiglio provinciale autorizza l’allevamento di rapaci e la falconeria: proposta di Cavada, sdegno della Lipu
Per il consigliere proponente, fra le altre cose, la falconeria servirà «a combattere i piccioni». Degasperi e Coppola: «agghiacciante», e i protezionisti chiamano alla mobiltazione
TRENTO. Evidentemente, è uno dei problemi più contingenti in Trentino, in questi giorni. Tanto che dopo dibattito e controproposte, è stato approvato il disegno di legge che modifica le regole per permettere l’alllevamento di rapaci e la falconeria in provincia di Trento (erano vietati dal 2003).
Alla fine l’assise la maggioranza ha impegnato la giunta a promuovere la pratica della falconeria in Trentino sia a livello sportivo che venatorio. È quanto prevedeva una mozione presentata da Gianluca Cavada (Lega), che ha suscitato forti contestazioni da parte delle minoranze ma ha ottenuto il via libera della giunta e il voto del centrodestra.
Verrà dunque cambiato l'attuale regolamentazione provinciale relativa alla detenzione, all'allevamento, all'allenamento e alla riproduzione di uccelli da preda nel Trentino.
Filippo Degasperi (Onda Civica) l’ha definita «una proposta agghiacciante». Per Lucia Coppola (Verdi) è un arretramento nella tutela degli animali. Ma per Cavada la falconeria è «un sistema naturale per contrastare l’invasione di colombi, gli aironi e cormorani».
Sui social media furoreggia intanto il video dell’intervento di Cavada in aula, dove ha letto un testo che gli è stato passato al volo, e che evidentemente nella fretta ha visto parole saltate, pronunce straniere approssimative e periodi dalla grammatica saltellante.
Alla fine via libera all'allevamento dei rapaci e regole meno stringenti. Una mozione approvata in consiglio provinciale, che ora la Lipu denuncia come pericolosa.
Per la precisione si prevede di permettere l'allevamento di specie come falco pellegrino, gheppio, lanario, falco sacro, smeriglio, sparviere ed astore - nel rispetto di determinate regole: devono venire da allevamenti certificati, non è prevista la loro riproduzione e ogni persona può detenerne al massimo cinque.
La notizia non è piaciuta alla Lipu. Il divieto di allevamento risale al 2003 e, ricorda ora Sergio Merz, era stato approvato dal comitato faunistico quasi all'unanimità, con l'approvazione anche del mondo venatorio. «La falconeria è una pratica altamente diseducativa in quanto si presenta il rapace come un animale addestrato che ubbidisce agli ordini di un padrone - osserva Merz - Sta per ore e giorni legato ad un cippo o in voliera, viene tenuto a dieta in quanto se troppo alimentato poi non fa gli esercizi e scappa, esercizi basati sulla somministrazione di cibo che viene fornito loro a fine lavoro. In genere i rapaci da falconeria provengono da allevamenti ma una parte considerevole arriva dal bracconaggio ai nidi fatto anche da allevatori, che poi registrano i nidiacei rubati, come nati nei loro allevamenti. Da quando la Lipu e altre associazioni ambientaliste controllano a vista i nidi di determinate specie di rapaci, (vedi Aquila del Bonelli) per evitare il furto dei piccoli, alcune popolazioni portate al limite dell'estinzione stanno superando la fase critica».
Attacca la mozione, piena a suo dire di «fesserie». E parte da quella che ritiene più pesante: l'ipotesi che i falchi in questione caccino colombi, aironi e cormorani. «Cosa pensa di fare con i colombi, spostarli da una zona all'altra, farli predare dai falchi? E se durante questa meravigliosa attività i falchi predano rondini o rondoni o altre specie protette?»
Merz chiama alla mobilitazione con toni durissimi: «Visto l'attuale governo dittatoriale leghista si farà anche questo e questo ci fa capire in che mani siamo dal punto di vista ambientale. Le associazioni ambientaliste dovranno in futuro mobilitarsi politicamente, basta essere puristi e non schierarsi, oramai ci giochiamo tutto nel 2023, ultima spiaggia, ultima chance per la tutela ambientale, e per riparare i danni che stanno facendo, poi inutile lamentarsi. Mandiamo a casa questi signori che stanno distruggendo il Trentino dal punto di vista naturalistico».