Stipendi più alti per i primi cittadini. I sindaci: “Siamo sempre in prima linea, professione totalizzante”
Santi (Riva del Garda), Sandri (San Michele) e Paolazzi (Altavalle) ritengono giusto aumentare le indennità specialmente di chi guida i Comuni più piccoli
LA GIUNTA Parla l'assessore Mattia Gottardi
FINANZE Dalla Provincia 61 milioni ai piccoli comuni, anche per assumere
LAVORI Contributi per interventi urgenti in sette comuni
TRENTO. Abbiamo scelto tre sindaci, uno per fascia: comune grande (Riva del Garda), medio (San Michele all'Adige) e piccolo (il cembrano Altavalle). Abbiamo chiesto loro di commentare l'annuncio di Mattia Gottardi (al centro nella foto con il presidente Fugatti): «Necessario aumentare le indennità dei sindaci», ha detto venerdì l'assessore provinciale agli enti locali, «abbiamo cominciato a parlarne; pensiamo, in media, a un 20% in più e partiremo dai comuni più piccoli». Servirà una legge regionale ma lo studio e la modifica regolamentare si possono fare «entro il 2022», assicura l'assessore regionale Lorenzo Ossanna.
E i tre sindaci? Dicono che l'aumento delle indennità potrebbe riavvicinare i giovani a un servizio - quello di "primo cittadino" - che negli ultimi anni ha perso molto appeal. «L'aumento delle indennità dei sindaci è una battaglia combattuta a livello nazionale», puntualizza Cristina Santi, sindaca di Riva del Garda (un'indennità di 4.798 euro netti al mese).
«Nella legge finanziaria c'è un aumento dell'indennità del 30% per i comuni delle dimensioni di Riva del Garda. È una proposta di legge. La Provincia, dunque, non fa altro che rilanciare il discorso. È chiaro che l'indennità dei sindaci dei piccoli comuni, ma anche dei medi, non è commisurata al lavoro e alle responsabilità di cui si fanno carico. Ho letto ciò che ha detto il sindaco di Trento, Ianeselli («verserò l'aumento al "fondo solidarietà" della città di Trento», ndr): questa è una scelta che i primi cittadini dei comuni più grandi possono fare. Io, ad esempio, quando vado in trasferta mi muovo a spese mie per non gravare sul comune, visto che il mio stipendio è buono. Ma per i piccoli comuni non è la stessa cosa, eppure la responsabilità è la medesima. I consiglieri provinciali e regionali hanno minori responsabilità ma se guardiamo ai loro stipendi... insomma...».
San Michele all'Adige ha 4mila abitanti, dice la sindaca Clelia Sandri e «la mia indennità è di 2.270 euro netti. Io sono avvocato, ho mantenuto la professione ma faccio il sindaco per 5 o 6 ore al giorno. Non lo chiamerei un part-time!», esclama. «Oggi il sindaco lo si fa non solo in ufficio: è una professione totalizzante. Lo si fa di sabato. Alla domenica. Anche di sera. Un aumento di stipendio anche per i comuni di medie dimensioni? Diciamo che non ritengo che un sindaco sia retribuito in proporzione a ciò che fa. Direi di più: fare il sindaco di un piccolo comune è più difficile che in un comune medio o grande, dove gli uffici sono più organizzati».
Per i "grandi", sostiene Sandri, l'indennità «è più proporzionata al lavoro da svolgere. Ma quelli piccoli? Ci sarà un motivo se non si trovano candidati! Io ero l'unico candidato a San Michele, e non credo sia giusto» perché la minoranza «può pungolare la maggioranza». Ecco allora che l'aumento delle indennità «potrebbe portare a più candidati e a una maggiore qualità. Certamente non sembra il momento migliore per un simile provvedimento: sembra che i politici si alzino le indennità. Però i sindaci non sono veri politici, soprattutto nei centri piccoli e medi, ma persone al servizio del territorio».
Matteo Paolazzi è il sindaco di Altavalle, piccolo comune di 1.600 abitanti in valle di Cembra. «L'annuncio dell'assessore Gottardi mi ha spiazzato», confida. «Non me lo aspettavo e non so neppure se sia una mossa popolare. Ma una cosa la posso dire: la mia indennità ammonta a 1.080 euro netti al mese. Non faccio il sindaco per soldi, ovviamente. Nessuno di noi, dei piccoli comuni, lo fa per soldi ma per dare un servizio». Paolazzi fa il contadino e ha scelto di dedicarsi al comune dopo la fusione di Faver, Grauno, Grumes e Valda che ha portato all'istituzione del comune di Altavalle.
«Noi sindaci dei piccoli comuni non abbiamo orari: io sono quasi tutti i giorni in ufficio e ci vado anche di sabato. Fa piacere che adesso pensino prima di tutto a noi, che siamo sempre in prima linea. Faccio un esempio: a Trento, a Rovereto, non chiamano il sindaco se il riscaldamento dell'ambulatorio non funziona. Qui sì, invece. Noi amministriamo e soprattutto viviamo tutti i giorni in mezzo alla gente. Ma se arrivassero quei 200 euro in più al mese... ecco... non ci cambierebbero la vita ma potrebbero incidere sulle scelte dei più giovani e allontanare almeno un poco la disaffezione nei confronti di questo tipo di servizio. E qualcuno potrebbe decidere di mettersi in gioco».