Dal 1° gennaio la direttiva europea che spaventa i pescatori: vieta l’immissione di pesci coltivati, «Sarà la fine della pesca»
I dilettanti trentini in assemblea, fra rabbia e sconforto: la nuova norma consente di ripopolare le acque solo con varietà presenti da secoli. E non consente più il ripopolamento dagli allevamenti
TRENTO Arrabbiati, demoralizzati, sconcertati. Con un filo di speranza, in fondo alla delusione, che la politica provinciale possa fare qualcosa. Ma il tempo stringe e tutto tace. I pescatori dilettanti del Trentino ieri mattina hanno affollato il teatro Demattè di Ravina per la loro assemblea annuale.
Più di un migliaio gli iscritti all'Apdt, Associazione pescatori dilettanti del Trentino, con una crescita, nell'ultimo anno, di 47 unità. Ma mantenere l'entusiasmo per questa pratica sportiva che è anche monitoraggio e gestione degli equilibri ambientali sarà difficile.
Ci spera, con un cauto ottimismo, il presidente Bruno Cagol. Più pessimista l'ex presidente della Federazione pescatori, Mauro Finotti.
Le preoccupazioni arrivano dalla direttiva europea (la n. 92/43 CCE Habitat) che per combattere le «specie aliene», impone di immettere nelle acque dolci solo fauna ittica autoctona, a partire dal primo gennaio 2022. Ma viene considerata tale solo la fauna che popolava le nostre acque prima del XVI secolo. Un bel salto all'indietro.
E così niente più rilasci per ripopolamento o pronta pesca (la pesca nelle zone meno pregiate, dove le quantità pescabili sono maggiori) di trota fario, iridea, lacustre, coregone, salmerino. Specie considerate alloctone dalla normativa europea che il governo italiano deve accettare e che non prevede spazi di autonomia per il recepimento da parte della Provincia.
Le associazioni dei pescatori, le pescicolture, gli operatori turistici del sempre più crescente settore del turismo della pesca, i negozianti di attrezzature hanno elaborato un documento inviato al Ministero della pesca e all'Ispra. «La scienza - ha messo in evidenza il presidente dei pescatori trentini Bruno Cagol - dice inequivocabilmente che la fario, il coregone, il salmone non sono nati qui in Trentino. Lo stabilisce la genetica. Ma non possiamo essere governati solo dalla scienza. Sono nelle nostre acque da 500 anni, ci sono le ibridazioni, che si possono ridurre ma non eliminare. Spetta alla politica ascoltarci e mediare. Non siamo chiusi ai cambiamenti, ma ci adatteremo solo ai cambiamenti intelligenti. La normativa europea è benvenuta per quelle regioni d'Italia in cui i corsi d'acqua sono una cloaca o sono abbandonati. Da noi la gestione è virtuosa, abbiamo una carta ittica invidiabile».
Se il prossimo primo gennaio (giorno di apertura della stagione ittica) la nuova normativa entrerà in vigore senza modifiche, i pescatori trentini temono che a fare le spese delle restrizioni saranno paradossalmente le trote marmorate, autoctone ma in pericolo. Tutte le attenzioni dei pescatori si indirizzerebbero su questo salmonide.
Ecco, allora, che l'Apdt ha deciso a larga maggioranza di consentire, a tempo indeterminato, la pesca della trota marmorata solo con rilascio. Nei vivai ittici verrà aumentata la loro produzione (che è di 1,5 milioni di uova e circa 38.000 pezzi da 6-9 cm l'anno nell'impianto ittico di Vigolo Vattaro) e sarà allargato il loro areale di distribuzione.
La speranza è che le autorità politiche possano riconoscere almeno come specie parautoctona la trota fario. O che ci siano spazi di interpretabilità della legge, non propriamente alla lettera, «perché tutta l'Italia è fatta di endemismi e le vicine Austria e Slovenia non sono penalizzate come noi da questa normativa europea standardizzante».
«Scordiamoci le zone pronta pesca - ha detto Mauro Finotti - che avevamo istituito proprio per dare soddisfazione ai soci e per spostarli dalle zone di pregio. Purtroppo questa norma è una scelta sconsiderata, in nome di una presunta purezza della razza dei pesci... L'impatto sarà devastante, sulla pesca dilettantistica, sul turismo ad essa legato, sull'economia che vi ruota intorno».
Intanto nel 2021 in Trentino sono stati elevati 23 verbali in 473 controlli (per un totale di 900 persone; in calo sia le sanzioni che i controlli) sul rispetto delle normative sulla pesca.